Fabio Baldi |
Dalmonte Luigi, per tutti “Gigetto d’Maciulè”
“La musica è la più bella delle arti belle e si esprime attraverso il suono”. Questa era la definizione che Gigetto predicava e pretendeva dai propri allievi nei tanti anni in cui è stato l’insegnante del corso di scuola musica della banda, riservato ad ottoni e percussioni.
In quella frase c’era l’essenza del suo amore per la musica e più in generale per la banda. Nessuno ha mai dedicato più impegno, tempo e passione a questa istituzione di quanto non lo abbia fatto lui. Per tanti anni, “Gigetto era la banda e la banda era Gigetto”: ne era insegnante, presidente, vicemaestro, contrattista, economo, organizzatore, (ect) .
La sua formazione musicale derivava solo in minima parte da quello che aveva potuto apprendere da bambino. Nel tempo, in età adulta, aveva sopperito a quella carenza, frequentando con grande umiltà diversi corsi di perfezionamento. Era tuttavia lo spirito e la capacità di essere umile, adattandosi talvolta alle esigenze dei ragazzi, che lo rendevano un bravo insegnante.
Il suo volto aveva tratti non certo eleganti, ma che sicuramente rispecchiavano quella che era la sua indole di buona e brava persona, spesso di buon umore e difficilmente arrabbiata. Nel momento in cui qualche ragazzo la combinava davvero grossa, il suo sguardo rimaneva impietrito per qualche secondo, poi dietro gli occhiali indossati sulla punta del naso, spuntava un inevitabile e compiacente sorriso. Tutto questo lo rendeva simpatico ai giovani anche quando,inevitabilmente, doveva tenere un atteggiamento paternalistico e di richiamo.In quegli anni, con grande frequenza, la banda veniva chiamata a suonare al seguito dei cortei funebri. Di certo non erano questi i servizi più ambiti da parte dei giovani bandisti, ma servivano a fare cassa ed erano un motivo valido per saltare qualche ora di lezione scolastica. Infatti, avevano spesso luogo nelle prime ore del pomeriggio, in qualche paese della Bassa Romagna. Era quindi necessario che i ragazzi uscissero prima da scuola . Per questo Gigetto si presentava alle segreterie delle scuole in divisa, e con l’autorità che la stessa gli conferiva, prelevava i ragazzi, li faceva salire sulla sua Volkswagen Passat blu (di cui possedeva l’unico esemplare presente, a quel tempo, su tutto il territorio romagnolo) e insieme volavano sul luogo della cerimonia. Si, volavano perché Gigetto guidava bene, ma col piede un po’ pesante.
Queste frequenti uscite anticipate e il contesto per il quale si rendevano necessarie, non passarono inosservate al resto della popolazione scolastica. Fu inevitabile che nascessero alcune dicerie, soprattutto, tra gli studenti più grandi, che iniziarono ad additare i ragazzi di Solarolo come beccamorti o qualcosa del genere.
Sempre a proposito di funerali, voglio ricordare quella volta che la banda fu fatta oggetto di uno scherzo piuttosto macabro. Qualche buontempone, fingendosi disperato e piangente, telefonò a Gigetto chiedendo che la banda si recasse a suonare per il funerale di un amico appena scomparso dettando nome del defunto, luogo e orario della cerimonia. Ci presentammo col pullman, al gran completo, a casa di un ignaro ed esterrefatto cittadino che, dopo aver fatto i dovuti scongiuri, ci disse di star bene e di non essere disposto a sacrificarsi per farci suonare.
Fortunatamente negli anni in cui Gigetto fu presidente non vi furono solamente servizi per i funerali, al contrario, grazie ad un organico numeroso e alla direzione del compianto Maestro Angelo Creonti, la banda si distinse in varie manifestazioni musicali sia di carattere regionale che nazionale. Quello fu un momento di grande risalto e Gigetto, col suo impegno e devozione, ne ebbe tanto merito.
[ F. B. ]