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martedì 3 agosto 2021

2021-03 - PERLINE COLORATE : Il mio primo lavoro è stato ...

Giorgio Montanari

PERLINE COLORATE :
Il mio primo lavoro è stato ...




Il mio primo lavoro è stato ...quello di dirigente di una squadra di operai del cosidetto Piano Fanfani che nel 1956 avrebbero dovuto sistemare un tratto della Via Gaiano ad Elioppido per un salario da fame e che, ovviamente, non facevano un c...o, tant’è che li chiamavamo “I fancazzisti”.

Pippo Baudo sostiene che questo appellativo l’avrebbe inventato lui ed invece lo inventammo io, il mio aiutante in campo e segretario tuttofare Pirì d’Ginòl e gli abitanti del tratto di strada dove ...stazionavamo! Detto tra noi c’era uno solo dei miei ‘inferiori’ che si dava da fare seriamente dalle otto di mattina fino all’una, gli altri stavano tutti appoggiati al manico delle vanghe, dei badili e delle zappe.

Ricordo che li chiamavamo anche “I franchi bevitori” o, a scelta, ”Qui de’fiasch!” oppure “I nettarini! (I bivdùr de nettar d’Bacco), perchè un operaio di nome Paluté era stato da me elevato al rango di ‘coppiere’,addetto a rifornire la mia prestigiosa armata Brancaleone di fiaschi di “nettare”, che andava a chiedere alle famiglie degli abitanti della zona, sostenendo che lo sfalcio dell’erba dai fossi, il rifacimento delle cunette ed il riempimento delle buche con del terriccio di riporto erano tutti lavori che facevamo a loro esclusivo beneficio. 

Stando così le cose è lapalissiano che a mezdè j fòs tòt imbariég dùr e bisognosi di un sedile. A questo punto e’ mi segreterì uj mandèva a ca perché, in primo luogo nessuno veniva a fare controlli ed in secondo luogo perché par la mercedes, pardon volevo dire mercede chi ciapèva, in avéva za fat abàsta dla fadìga!

D’altra parte il buon Fanfani aveva inventato questo piano...par tnìr abanduné i purèt cun quatar suld e... par evité chi andés a fare i blocchi stradali, a fermare i treni o a compiere altri e più gravi misfatti da qualche parte. A quel tempo la miseria albergava in tutti i tuguri della povera gente ,anche perchè la disoccupazione la faceva da padrona in quasi tutte le case di Elioppido e non solo!

Rammento alcuni soprannomi dei miei simpaticissimi e fantastici operai: “E’ Gagi, e’ Gagiò, e’Gag, Martino e Tugnò d’Cullòng, S-ciumì dal Pep, e’ Fantì, e’Lupaz, Gibarnì, Cleto d’Stuvanò, Balàna, Frischì, L’Urdègn, L’Argnàqual!

Quel cantiere durò quattro mesi circa e devo ammettere che fu una bella esperienza ed anche discretamente retribuita, almeno per me, che ero il più fancazzista di tutti, perché delegavo ogni mia modesta incombenza a Pirì d’Ginòl che, a dire il vero, dimostrò di essere un mio alter ego efficientissimo.

Fanfani Amintore, giova ricordarlo, fu un eminente uomo politico democristiano che fece tante cose notevoli come, ad esempio, centinaia di migliaia di case popolari. Per la sua bassa statura lo chiamavano “E’mez tuscàn” anche perché era nato in Toscana ”Rieccolo! (Tl’è nec aqué!) per la sua capacità di risorgere dopo ogni caduta e da ultimo “E’muturì, il motorino!” per la sua energia eccezionale e la sua vigorosa potenza. Di fronte ai piccoli uomini, agli omuncoli che ci governano adesso posso affermare senza tema di smentita che lui era ...un gigante!

Ho trovato questa simpatica foto in una rivista, che lo ritrae in un momento piuttosto divertente, che desidero mostrarvi. I soldi guadagnati durante quei quattro mesi di... duro lavoro mi servirono per andare a riposare le stanche membra a Pieve di Cadore con il mio carissimo amico, il fantastico Cheli, anche lui stressato per aver lavorato nelle granaglie al soldo del padre Minghi d’Rustichèl. 

Purtroppo o meglio per fortuna la sera stessa del nostro arrivo in quella deliziosa località dolomitica facemmo un salto fruttuoso nel dancing “Tiziano”. Lì conobbi una giovane ed avvenente indossatrice di Domodossola e così il riposo a lungo agognato ...andò a farsi f...! Durante quei quindici giorni di agosto,lassù, ad un passo dal Cielo, le mie incombenze amatorie per soddisfare i desideri della bella fanciulla furono tali e tante che dovetti sgobbare da matti. D’accordo si trattò di operazioni molto gratificanti, ma anche un po’ anzi molto ...stancanti! Anche il mio amico Cheli, a dire il vero, ebbe il suo bel da fare con la dolce figliola della proprietaria della pensione che ci ospitava! Però durante il viaggio di ritorno ad Elioppido in treno finalmente ci riposammo dormendo come due ghiri quasi per l’intero tragitto. D’altra parte in ferie i giovani di belle speranze non si riposano, questo è poco ma sicuro.

[ G. M. ]