TRA IL SENIO ED IL SANTERNO, pubblicazione di carattere sociale, civile e culturale per il territorio del Comune di Solarolo, a salvaguardia della sua identità, delle sue origini, della sua storia e delle sue istituzioni, sostenuto, curato e realizzato da COOP. LIBERTAS SOLAROLO Registrazione della testata: Tribunale di Ravenna, Num. Reg. Stampa 1463, data del Decreto che autorizza la registrazione: 16/02/2021. Sede, Redazione, Amministrazione: Corso Mazzini n.31 - 48027 Solarolo (RA) Proprietario ed Editore: Coop. Libertas Solarolo Soc. Coop. a.r.l. Direttore responsabile: Maurizio Cortesi. Lo stampato viene distribuito gratuitamente ad ogni indirizzo di Solarolo. Ciò è reso possibile poiché il giornale si sostiene economicamente con i soli corrispettivi dei suoi inserzionisti.

giovedì 5 agosto 2021

2021-03 - GUARDANDO IL CIELO - appunti di astronomia - il cielo estivo

 Roberto Baldini
IL CIELO ESTIVO

i trimestri volano e la Terra continua la sua rivoluzione (termine esatto con il quale si indica il tragitto che compie intorno al Sole) mentre cambiano le stagioni e, per conseguenza, cambia anche la nostra visuale del cielo notturno.

Estate significa riuscire a stare più tempo fuori casa nonostante il tramontare del Sole fino a poter ammirare, quando possibile in assenza di luci artificiali, la volta celeste con le sue costellazioni.


Restiamo sempre affascinati da quelle luci tanto lontane e molti nemmeno hanno idea di quanto lo siano in realtà. Beh, tanto per dare un'idea rapida vi dovrebbe bastare sapere che sono così lontane che quando le guardiamo non le vediamo in tempo reale ma in "differita"... infatti la loro luce, pur viaggiando a 300.000 Km al secondo (!), arriva al nostro occhio in quel momento ma è partita anni, decine di anni, centinaia o migliaia di anni prima per raggiungerci.

Ma dopo avervi dato lo stimolo per ponderare un pò passiamo ai protagonisti del cielo del periodo estivo: Cigno, Lira, Aquila, Sagittario, Scorpione, Cassiopea, Perseo sono alcune degli attori più appariscenti insieme a Pegaso ed Andromeda. Lo spazio di queste pagine non ci consente di approfondire come meriterebbero quindi ci limiteremo ad alcuni "assaggi".

Trovando un luogo adatto e sufficientemente buio potreste anche riuscire a scorgere la Via Lattea, ovvero la fitta striscia di stelle che solca il cielo estivo e che, in realtà, rappresenta la nostra visuale (vista dall'interno) della Galassia nella quale ci troviamo ospitati insieme ad altri (circa) 200.000.000.000 di stelle. Si avete letto bene, circa 200 miliardi di stelle raccolte in una spirale che ruota su sè stessa e che vista dall'esterno dovrebbe assomigliare molto alla nostra vicina di casa, la galassia che si trova prospetticamente nella costellazione di Andromeda.


Osservando quasi allo zenith  dovremmo individuare con estrema facilità TRE stelle molto brillanti ovvero VEGA, DENEB e ALTAIR che, unite da linee virtuali costruiscono un notevole TRIANGOLO ISOSCELE ovvero con due lati pressocchè uguali. Il triangolo estivo non è una costellazione bensì un "asterismo" ovvero una forma immaginaria di "comodo" che ci consente di individuare in un solo colpo le tre stelle principali di tre diverse costellazioni. VEGA è la stella alfa ovvero principale della costellazione della Lira, strumento musicale caro ad Orfeo così abile a suonarla da riuscire ad incantare uomini ed animali. La luminosissima Vega si trova a 26 anni luce da noi quindi quando la osserviamo, la vediamo com'era 26 anni fa. La Lira è costituita da un triangolo che si unisce ad un parallelepipedo.

DENEB è il secondo vertice inferiore del Triangolo Estivo, il suo nome significa "la coda" e rappresenta infatti la coda del magnifico Cigno. La costellazione è anche nota come Croce del Nord infatti le sue stelle principali assumono tale semplice e riconoscibile forma. La stella che si trova all'estremo opposto rispetto a Deneb, ovvero il piede della Croce, si chiama Albireo. Rappresenta "l'occhio del Cigno" e si tratta di una stupenda stella che osservata al telescopio si rivela essere "doppia" ovvero la sua luce è generata non da una sola stella bensì da DUE stelle di colore contrastante: la principale è di colore arancio mentre la secondaria è di colore bianco-azzurro. Entrambe le stelle si trovano a circa 400 anni luce da noi, quindi le osserviamo com'erano 400 / 430 anni fa. Ah, scordavo... Deneb la vediamo invece com'era 1300 anni fa. La vita di una stella dura miliardi di anni, quindi queste distanze, rispetto alla nostra esistenza, sono insignificanti. Il Cigno è disegnato in cielo con le ali aperte e il collo proteso mentre vola lungo la Via Lattea verso Sud. Tra le varie versioni che narrano di questa costellazione, la figura del cigno è legata alle imprese amorose di Zeus (Giove). Secondo un mito Zeus, per conquistare Nemesi, chiese alla dea Afrodite di trasformarsi in aquila. A sua volta Zeus si trasformò in cigno e finse di farsi rincorrere dall’aquila, per cercare rifugio tra le braccia dell’inconsapevole Nemesi. Come previsto Nemesi accolse tra le braccia il cigno per proteggerlo e si addormentò accanto all’animale senza sospettare nulla, così Zeus nel sonno abusò di lei e poi volò via. Per essere un "dio", Zeus non spiccava particolarmente per comportamenti "rispettabili" e considerando anche altri racconti è evidente come fosse capriccioso e irriverente. Molte trame mitologiche sono ricche di elementi "piccanti" ma considerate anche che questi racconti erano l'unico intrattenimento possibile intorno ad un fuoco acceso, senza nulla d'altro!

Il terzo vertice del triangolo estivo è la stella ALTAIR, l'occhio dell'Aquila, quella di cui abbiamo già parlato poco fa in una delle versioni mitologiche relative al Cigno. ALTAIR è più vicina a noi poichè si trova ad "appena" 17 anni luce.

Seguendo con lo sguardo verso SUD, lungo il percorso della Via Lattea, arriviamo facilmente verso Scorpione e Sagittario, individuando per prima ANTARES, la stella principale dello Scorpione, il suo cuore. Infatti dovreste notare che il suo colore è arancio, quasi rosso, tanto da giustificare il fatto che la si potrebbe confondere con il pianeta MARTE (quando fosse presente nella stessa zona di cielo). Lo scorpione è tra le più belle e veridiche costellazioni poichè la sua forma stilizzata si sposa molto bene con il soggetto che rappresenta. Individuata Antares è semplice salire verso destra e trovare le sue chele, mentre scendendo a sinistra verso l'orizzonte si ricostruisce il suo corpo fino a raggiungere la coda per poi risalire fino al pungiglione ricurvo.

Nella mitologia questo è lo scorpione che punse a morte Orione il cacciatore, per quanto ci siano resoconti diversi riguardo alle circostanze in cui ciò avvenne. Una versione racconta che Orione cercò di violentare Artemide, la dea della caccia, e che lei mandò lo scorpione a colpirlo per punirlo. Un'altra dice che Artemide mandò lo scorpione a pungere Orione dopo che lui si era vantato di potere uccidere qualsiasi animale selvaggio. In entrambi i casi, la morale è che Orione fu punito per la sua tracotanza. Sembra che questo sia uno dei miti greci più antichi e che la sua origine potrebbe derivare semplicemente dalla sua posizione nel cielo, dato che le due costellazioni sono sistemate una di fronte all'altra in modo tale che Orione tramonta quando il suo conquistatore, lo scorpione, sorge poichè non si devono incontrare. La costellazione dello Scorpione è molto più vecchia dei Greci stessi, poiché i Sumeri la conoscevano come GIR-TAB, lo Scorpione, più di 5000 anni fa.

Il Sagittario si trova a sinistra della coda dello scorpione ma non è molto semplice descriverne la forma tuttavia le sue stelle principali assumono una forma molto caratteristica e "romantica" soprattutto per gli inglesi che ravvisavano in essa una teiera (TEA POT). Troverete in molte carte del cielo questo identificativo che è stato adottato ed in effetti, con un pò di attenzione è semplice riconoscerle in cielo. Osservando con un binocolo in queste costellazioni potrete stupirvi della incredibile densità di stelle che inquadrate poichè state osservando in direzione del centro della nostra galassia. Eseguendo pose fotografiche il cielo stellato si rivela in tutta la sua magnificenza. Le debolissime luci del profondo cielo si possono amplificare grazie alla fotografia ed appiono spettacoli inimmaginabili, con milioni di stelle, nubi di polveri oscure e gas che si accendono con colori affascinanti. La rossa nebulosa M8 "Laguna" oppure al famosa nebulosa "Trifida" M20 sempre rossa ma anche blu azzurra sono solo alcuni di questi oggetti stupendi da ammirare.

Ad agosto siamo abituati ad osservare le stelle cadenti ma in realtà questi fenomeni sono presenti tutto l'anno a seconda di quando la Terra incrocia le orbite seguite dalle comete le quali, disgregandosi durante il loro viaggio di avvicinamento al Sole, lasciano lungo il percorso le loro polveri e detriti. Questi oggetti possono essere più o meno consistenti ma normalmente sono associabili a granelli di sabbia o piccoli sassolini come dimensioni. Quando la Terra li incontra si comporta un pò come un'auto che investe dei moscerini con la differenza che le polveri, entrando a contatto ad elevatissime velocità con lo scudo protettivo costituito dalla nostra atmosfera, si disintegrano raggiungendo temperature altissime e noi ne percepiamo il momento culminante con la liberazione dell'energia luminosa. Quindi non sono stelle cadenti bensì... polvere di stelle comete.

Se eseguite una ricerca su internet con "sciami meteorici" troverete periodi e densità di eventi come quello presente su wikipedia : https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_sciami_meteorici

Lo spazio è tiranno quindi l'invito migliore che posso rivolgervi è di seguire le pagine social del Gruppo Astrofili Antares di Romagna e dell'osservatorio di Monteromano e se possibile partecipare alle nostre serate divulgative, tra le quali è prevista anche una "tappa" a Solarolo in occasione di CUSCINI SOTTO LE STELLE grazie all'organizzazione dei volontari di Solarolo, di AVIS e della PRO LOCO. Non dimenticate di visitare il sito di TRA IL SENIO ED IL SANTERNO... anche qui potrete trovare approfondimenti che non è possibile inserire sulla versione cartacea del giornalino !!!

https://www.facebook.com/gruppoastrofiliantaresromagna
www.gruppoantares.com
www.osservatorioastronomico.info



2021-03 - MI RITORNI IN MENTE - Gli amici di Rhemes Notre Dame

di Fosco Beltrani

Mercoledi 2 giugno io e mia moglie ci siamo ritrovati a pranzo all’hotel Grande Rousse di Rhemes Notre Dame assieme a Carlo Bionaz e alla di lui consorte Maria Cristina Randi con natali solarolesi. Visto che nel tardo pomeriggio si sarebbe tenuta l’Assemblea elettiva della locale Pro Loco della quale lui fa parte, ci siamo abbandonati ai ricordi ripercorrendo in particolare i momenti che avrebbero poi portato al gemellaggio fra Rhemes Notre Dame e Solarolo. Era l’estate del 1995 e da poco si era costituita a Solarolo la Pro Loco ed io ero in vacanza in Valle D’Aosta con la famiglia. Un pomeriggio assieme a Carlo abbiamo deciso di fare una gita in Valle di Rhemes e ci siamo fermati nel bar dell’hotel Grande Rousse per bere qualcosa . Il caso ha voluto che in quel locale, di proprietà dell’allora Sindaco di Rhemes N.D. Battista Berard, fosse presente l’allora presidente della Pro Loco di Rhemes N.D. il baffuto e simpaticissimo Loris Montegrandi, vecchia conoscenza di Carlo, che ci ha salutato cordialmente offrendoci un buon bicchiere di vino rosso. Sono stato presentato al Loris come neo eletto presidente della Pro Loco di Solarolo e da qui è partita, oltre che una grande amicizia, anche una strettissima collaborazione fra di noi e fra le due associazioni che rappresentavamo il tutto sfociato nel gemellaggio fra le Pro Loco nel 1997 e le Amministrazioni Comunali nel 1999 – Sindaci Battista Berard e Umberto Mascanzoni - e rinnovati con atto pubblico il 2 giugno 2019.


In questi oltre 20 anni si sono fatte tante iniziative assieme che purtroppo hanno subito un brusco stop a seguito della pandemia , ma che, da indiscrezioni raccolte a Rhemes, riprenderanno con la visita di una delegazione solarolese a Rhemes N.D. in occasione dell’annuale fiera Rencontre des Artisans de la Vallèe il prossimo 18 luglio 2021. Con la concreta speranza che questo sia il preludio ad un ritorno alla normalità e che quindi tutto torni come prima del 2020 e che ci si possa ritrovare ancora a Solarolo alla Sagra della Polenta e Bisò ed alla Festa dell’Ascensione vorrei salutare e ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno lavorato e lavorano ancora con tanto entusiasmo per tenere vivo questo gemellaggio che oltre a farci incontrare questa nuova comunità con tutte le sue prerogative: turismo, gastronomia, cultura, ci ha fatto conoscere persone speciali, veri amici che sono e rimarranno per sempre nei nostri cuori. In tutti questi anni abbiamo vissuto momenti veramente belli e intensi sia in termini di lavoro che di rapporti umani e interpersonali che ricorderemo sempre con quel piacere e quella allegria che con i quali li riviviamo quando ci si ritrova assieme.

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mercoledì 4 agosto 2021

2021-03 - IL ROTARY CLUB CASTEL BOLOGNESE – ROMAGNA OVEST - Un club giovane e dinamico al servizio della comunità

di Diletta Beltrani

IL ROTARY CLUB CASTEL BOLOGNESE – ROMAGNA OVEST -
Un club giovane e dinamico al servizio della comunità

Sono passati 116 anni da quando il giovane avvocato statunitense Paul Harris fondò - assieme ad alcuni colleghi - il primo Rotary Club, L’intento era di riunire persone che volevano fare qualcosa di utile per il prossimo insieme, in amicizia. Da allora il Rotary è diventato la più importante associazione di servizio al mondo e da allora lo scopo che tutti i soci perseguono, posto a fondamento del Rotary, è di incoraggiare e promuovere l’ideale di servizio al di sopra di ogni interesse personale. È nel solco di questa importante eredità che è nato, nel 2017, il Rotary Club Castel Bolognese Romagna Ovest, che ha come riferimento il territorio dei Comuni di Castel Bolognese, Solarolo, Riolo Terme e Casola Valsenio. Un club giovane dunque, che con l’entusiasmo dei giovani ha aderito con entusiasmo e concretezza ai principi fondativi del Rotary, richiamati con vigore anche dai Presidenti Internazionali, soprattutto in questi ultimi anni. Un Club sul territorio e per il territorio, che ha desiderio di farsi conoscere per quello che realmente è, e per quanto realizza. Troppo spesso infatti l’idea che si ha del Rotary e dei suoi soci è di un gruppo di danarosi, solitamente attempati ed anche un po’ snob – che si riuniscono per godere di luculliani pasti e favorire i propri affari, versando nelle pause qualche soldo in beneficenza. Niente di più sbagliato! La convivialità riveste di sicuro una grande importanza all’interno del Club: tra i soci sono nate sincere e solide amicizie ed è sempre un piacere ritrovarsi – anche con le rispettive famiglie – per condividere esperienze e progetti. Durante la pandemia si è fatto di necessità virtù e diversi sono stati gli incontri svoltisi online, anche in collaborazione con altri Club e con ospiti e relatori di rilievo. È stato comunque un modo di rimanere in contatto e che ha rafforzato nei soci la voglia di ritrovarsi di persona appena è stato possibile. Ma quel che davvero conta, il faro che orienta l’agire del Club, è il SERVIZIO. Fin dalla sua fondazione il Club si è distinto per le numerose iniziative a sostegno dei territori di riferimento. Solo nell’ultimo anno rotariano sono stati 26 i progetti (alcuni unitamente ad altri Clubs, o con la collaborazione di altre Associazioni quale ad esempio il Lions) in cui è stato impegnato il Club. I più importanti sono stati sicuramente quelli legati all’emergenza sanitaria causata dal Covid: - alle residenze per anziani sono stati donati alcuni tablet per consentire agli ospiti, drammaticamente lontani dalle loro famiglie, di poter comunicare anche via video; saturimetri, colonnine porta dispenser di gel igienizzante e termoscanner. - È stata predisposta ed installata sui bus operati dalla Cooperativa Trasporti Riolo Terme ed utilizzati dagli studenti, apposita segnaletica indicante le corrette norme di igiene e sicurezza sanitaria da adottare a bordo. - E’ stata donata oltre una tonnellata di carne bovina di prima qualità alla Fondazione Banco Alimentare: con questa importante iniziativa – coordinata dal Club Castel Bolognese Romagna Ovest, ed attuata da tutti i Club della Provincia di Ravenna e dal Rotary Club di Imola ed anche in collaborazione con il Lions Club Valle del Senio – non solo si è fornito un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, ma anche al settore zootecnico (la carne è stata acquistata dal Consorzio del Vitellone bianco dell’Appennino centrale), anch’esso in crisi a causa dell’emergenza sanitaria. - A livello distrettuale (Emilia Romagna e San Marino) sono state fornite alle famiglie in difficoltà 4.000 carte prepagate Conad – altra importante realtà che di buon grado ha accettato di collaborare con il Rotary per una buona causa. Queste carte erano destinate all’acquisto di prodotti alimentari di prima necessità. - Dal febbraio scorso il Club è assiduamente presente presso la Casa della Salute di Castel Bolognese, assieme ad altre Associazioni del territorio, per prestare opera di volontariato a sostegno della campagna vaccinale: tantissimi soci, ma anche parenti, amici e simpatizzanti hanno donato e stanno donando il proprio tempo come volontari nella gestione delle vaccinazioni. C’è poi stato un altro progetto che si può considerare partito da Solarolo e concluso…. a Campur, in Guatemala! Il Club ha infatti contribuito all’acquisto di 7 pannelli solari installati sul tetto di altrettante casette di legno costruite a Campur dopo il passaggio dei disastrosi uragani Eta e Iota, che avevano completamente sommerso la zona e messo in ginocchio la popolazione locale. In collaborazione con la nostra compaesana Suor Gilberta Santandrea, sono stati forniti i fondi necessari e i pannelli, con i relativi impianti, sono già operativi! Il Rotary infatti non si limita a guardare solo il proprio territorio ma amplia i propri orizzonti in tutto il mondo, per intervenire là dove ce ne sia la necessità. Una delle campagne internazionali più famose e di successo è sicuramente “End Polio”: da sempre il Rotary è infatti impegnato per l’eradicazione definitiva di questa tremenda malattia. Con grande soddisfazione, il risultato è stato pressoché raggiunto e la Polio quasi integralmente sconfitta. Proprio a Solarolo si è svolta lo scorso autunno una partecipata cena a base di piadina, per raccogliere fondi da destinare a questo nobile scopo. Inoltre è stato fornito materiale alla Scuola di italiano per donne straniere aperta presso la Caritas. Il soci del Club – oggi sono 28 di cui 5 solarolesi – agiscono personalmente e direttamente nella realizzazione dei progetti: le mani sono usate per collaborare e contribuire ogni volta che ce ne sia il bisogno e non solo per portarle al portafoglio: questo perché lo scopo del Rotary non è di fare beneficienza ma di rimuovere la cause che rendono necessaria la beneficienza. Il motto del Presidente Internazionale per il prossimo anno rotariano che avrà inizio il 1° luglio 2021 è “servire per cambiare vite”. L’esperienza di socio del Club conferma che questo cambiamento non è limitato al prossimo: mettersi al servizio degli altri è il miglior servizio che si possa fare anche a sé stessi.

MDB



martedì 3 agosto 2021

2021-03 - PERLINE COLORATE : Il mio primo lavoro è stato ...

Giorgio Montanari

PERLINE COLORATE :
Il mio primo lavoro è stato ...




Il mio primo lavoro è stato ...quello di dirigente di una squadra di operai del cosidetto Piano Fanfani che nel 1956 avrebbero dovuto sistemare un tratto della Via Gaiano ad Elioppido per un salario da fame e che, ovviamente, non facevano un c...o, tant’è che li chiamavamo “I fancazzisti”.

Pippo Baudo sostiene che questo appellativo l’avrebbe inventato lui ed invece lo inventammo io, il mio aiutante in campo e segretario tuttofare Pirì d’Ginòl e gli abitanti del tratto di strada dove ...stazionavamo! Detto tra noi c’era uno solo dei miei ‘inferiori’ che si dava da fare seriamente dalle otto di mattina fino all’una, gli altri stavano tutti appoggiati al manico delle vanghe, dei badili e delle zappe.

Ricordo che li chiamavamo anche “I franchi bevitori” o, a scelta, ”Qui de’fiasch!” oppure “I nettarini! (I bivdùr de nettar d’Bacco), perchè un operaio di nome Paluté era stato da me elevato al rango di ‘coppiere’,addetto a rifornire la mia prestigiosa armata Brancaleone di fiaschi di “nettare”, che andava a chiedere alle famiglie degli abitanti della zona, sostenendo che lo sfalcio dell’erba dai fossi, il rifacimento delle cunette ed il riempimento delle buche con del terriccio di riporto erano tutti lavori che facevamo a loro esclusivo beneficio. 

Stando così le cose è lapalissiano che a mezdè j fòs tòt imbariég dùr e bisognosi di un sedile. A questo punto e’ mi segreterì uj mandèva a ca perché, in primo luogo nessuno veniva a fare controlli ed in secondo luogo perché par la mercedes, pardon volevo dire mercede chi ciapèva, in avéva za fat abàsta dla fadìga!

D’altra parte il buon Fanfani aveva inventato questo piano...par tnìr abanduné i purèt cun quatar suld e... par evité chi andés a fare i blocchi stradali, a fermare i treni o a compiere altri e più gravi misfatti da qualche parte. A quel tempo la miseria albergava in tutti i tuguri della povera gente ,anche perchè la disoccupazione la faceva da padrona in quasi tutte le case di Elioppido e non solo!

Rammento alcuni soprannomi dei miei simpaticissimi e fantastici operai: “E’ Gagi, e’ Gagiò, e’Gag, Martino e Tugnò d’Cullòng, S-ciumì dal Pep, e’ Fantì, e’Lupaz, Gibarnì, Cleto d’Stuvanò, Balàna, Frischì, L’Urdègn, L’Argnàqual!

Quel cantiere durò quattro mesi circa e devo ammettere che fu una bella esperienza ed anche discretamente retribuita, almeno per me, che ero il più fancazzista di tutti, perché delegavo ogni mia modesta incombenza a Pirì d’Ginòl che, a dire il vero, dimostrò di essere un mio alter ego efficientissimo.

Fanfani Amintore, giova ricordarlo, fu un eminente uomo politico democristiano che fece tante cose notevoli come, ad esempio, centinaia di migliaia di case popolari. Per la sua bassa statura lo chiamavano “E’mez tuscàn” anche perché era nato in Toscana ”Rieccolo! (Tl’è nec aqué!) per la sua capacità di risorgere dopo ogni caduta e da ultimo “E’muturì, il motorino!” per la sua energia eccezionale e la sua vigorosa potenza. Di fronte ai piccoli uomini, agli omuncoli che ci governano adesso posso affermare senza tema di smentita che lui era ...un gigante!

Ho trovato questa simpatica foto in una rivista, che lo ritrae in un momento piuttosto divertente, che desidero mostrarvi. I soldi guadagnati durante quei quattro mesi di... duro lavoro mi servirono per andare a riposare le stanche membra a Pieve di Cadore con il mio carissimo amico, il fantastico Cheli, anche lui stressato per aver lavorato nelle granaglie al soldo del padre Minghi d’Rustichèl. 

Purtroppo o meglio per fortuna la sera stessa del nostro arrivo in quella deliziosa località dolomitica facemmo un salto fruttuoso nel dancing “Tiziano”. Lì conobbi una giovane ed avvenente indossatrice di Domodossola e così il riposo a lungo agognato ...andò a farsi f...! Durante quei quindici giorni di agosto,lassù, ad un passo dal Cielo, le mie incombenze amatorie per soddisfare i desideri della bella fanciulla furono tali e tante che dovetti sgobbare da matti. D’accordo si trattò di operazioni molto gratificanti, ma anche un po’ anzi molto ...stancanti! Anche il mio amico Cheli, a dire il vero, ebbe il suo bel da fare con la dolce figliola della proprietaria della pensione che ci ospitava! Però durante il viaggio di ritorno ad Elioppido in treno finalmente ci riposammo dormendo come due ghiri quasi per l’intero tragitto. D’altra parte in ferie i giovani di belle speranze non si riposano, questo è poco ma sicuro.

[ G. M. ]



domenica 1 agosto 2021

2021-03 - IL SUPERSONICO SCHIOCCHIO DELLE FRUSTE - Curiosità

Giuseppe Sgubbi
IL SUPERSONICO
SCHIOCCHIO DELLE FRUSTE

Curiosità


In natura il superamento del suono avviene più volte, per esempio il tuono, altro esempio un meteorite che entra nella nostra atmosfera. Come pure può essere creato artificialmente. Un aereo con velocità supersonica, come pure con la velocità di un proiettile dentro la canna. Come è noto l’aria è formata da molecole, ebbene quando un oggetto supera il muro del suono, (circa 330 metri al secondo , 1200 km orari) le molecole non fanno in tempo a spostarsi, conseguentemente, scontrandosi frà di loro, provocano un urto sonoro, cioè un boato più o meno potente.


Sembra quasi incredibile, che, anche con un semplice movimento del braccio, sia possibile far raggiungere l’estremità della frusta ad una velocità supersonica. Sicuramente lo schiocco della frusta è l’unico esempio ove tale superamento è reso possibile dalla sola forza umana. Sulle ragioni per cui la frusta provoca uno schiocco, è stato per lungo tempo un rompicapo per la scienza, infatti le spiegazioni che venivano date, al riguardo di tale fenomeno, non sempre erano unanime.

BREVE STORIA DI TALI STUDI

Nel 1887, l’austriaco Mach dimostra che un proiettile dotato di una velocità superiore a quello del suono genera una onda d’urto che si manifesta con uno schiocco. Ma per molto tempo non si è creduto che con la sola forza umana fosse possibile raggiungere tale velocità. Profondi sono stati gli studi che la comunità scientifica ha dedicato allo studio sullo schiocco della frusta,. A parere di alcuni scienziati lo schiocco era provocato dall’urto meccanico fra due parti della condicella. Non a caso in alcune enciclopedie viene riportata tale possibilità. Nel 1842 a Padova nel corso del congresso del progresso delle scienze, per meglio studiare da vicino tale evento, fu chiesta la presenza di un birocciao. Ebbene gli scienziati presenti concordarono che il punto terminale della frusta aveva effettivamente superato il muro del suono. Nel 1905 un tedesco afferma , al seguito di una esibizione di frustatori austriaci che, senza alcun dubbio, vi era stato tale superamento. non solo, in tale occasione viene per la prima volta misurata la reale velocità del punto terminale della frusta che avrebbe superato del 30% la velocità del suono. Ma mancava ancora la dimostrazione scientifica, una dimostrazione raggiunta nel 1927 da un francese, con una frusta meccanica. Nel 1958 tre scienziati americani, non convinti di quello che al riguardo si diceva , vollero vederci ancor più chiaro, ebbene con una telecamera che faceva 40 immagini al secondo, confermano quello che trentanni prima aveva detto il francese. Anzi aggiungono una curiosità interessante, la frusta può fare ciocchi solo fino ai 1800 km orari, in quanto, dopo il primo schiocco, il punto terminale scompare come fosse tagliato da una forbice. Nel 1998, scienziati tedeschi, usando una videocamera in grado di registrare 9000 immagini al secondo, raggiungono un risultato sorprendente, la durata del ciocco è brevissima, solo due millesimi di secondo, .dopodichè, cioè dopo pochi centimetri, la velocita del punto terminale della frusta è già abbondantemente sotto la velocità del suono.

IL PRIMO RICORDO STORICO DI UNO SCHIOCCO DI FRUSTA

Non è possibile sapere con precisione dove ed in quale epoca un nostro antichissimo antenato abbia usato una frusta per fare qualche schiocco. Di sicuro si sa che in epoca troiana, 1200 A.C, con un colpo di frusta veniva dato il via a gare con cavalli e calessi. Altrettanto in epoca romana. Dall’archeologia abbiamo appreso che le tribu galliche che nel quarto secolo A.C occuparono le nostre zone, usavano delle fruste per fare lo schiocco. Infatti in una loro tomba è stato trovato un manico attorcigliato indispensabile per fare potenti schiocchi. In Francia nel diciassettesimo secolo si trova il primo ricordo di schiocchi di frusta che accompagnano dei canterini. Perciò primo esempio con cui la frusta era usata per accompagnare un motivo musicale. Un secolo prima le coste romagnole furono invase da dei predoni dalmati che con potenti schiocchi di frusta terrorizzarono le nostre popolazioni In tal caso la frusta sarebbe stata usata per motivi che potremmo definire bellici.

Mi sono fatto una domanda; in epoca preistorica sarà stato possibile sentire uno schiocco di frusta? E con quale scopo? Seppur nella impossibilità di poterlo dimostrare con certezza, vi sono buone ragioni per rispondere positivamente, infatti fare schiocchi era, senza alcun dubbio, un utile sistema di difesa per gli uomini primitivi. Nel regno animale vi è una possibile traccia di difesa dai predatori con schiocchi. Alcuni anni fa, visitando un museo paleontologico formulai tale possibile ipotesi. In tale museo vi era uno scheletro di un animale preistorico chiamato Diplodocus, ebbene nella sua scheda era scritto che la lunghissima coda era da lui usata per dare violentissime sferzate ai suoi predatori. Rimasi perplesso, una coda seppur lunga ma molto sottile, non poteva recare gravissimi danni. Piuttosto, se l’animale era effettivamente in grado di far roteare la sua coda ad altissime velocità, con possibile superamento del muro del suono, sarebbero potuti scaturire potentissimi schiocchi che potevano veramente spaventare i loro predatori.

LA FRUSTA ERA IL TELEFONO DEI BIROCCIAI?

Non è una novità che ogni famiglia di birocciai era in grado di distinguere quali erano i colpi di frusta dei propri famigliari. Grazie a tali schiocchi venivano avvisati del loro imminente arrivo a casa. Essendo stato personalmente presente posso testimoniare che in qualche occasione i birocciai erano in grado anche di far “parlare” la frusta. Un conosciutissimo birocciaio, trovandosi ben oltre la chiesa di San Mauro, “disse” alla sua mamma, con ben precisi colpi di frusta, di chiamare il maniscalco in quanto un cavallo stava perdendo un ferro.

[ G. S. ]



2021-03 - Conosciamo le piante aromatiche ed i frutti di stagione: IL ROSMARINO

 di Paola Mainetti
RUBRICA
Conosciamo le piante aromatiche ed i frutti di stagione

IL ROSMARINO 



Inizia oggi una nuova rubrica in cui tratteremo con voi le piante aromatiche e i frutti di stagione. Per erba aromatica si intende una pianta in cui sono presenti oli essenziali o principi chimici utilizzati non solo per aromatizzare i cibi, ma anche in fitoterapia, nella composizione di integratori o di veri e propri farmaci, e in fitocosmesi.


Iniziamo col conoscere una pianta aromatica presente bene o male in tutti i nostri giardini: il rosmarino. Il rosmarino si presenta come un arbusto con radici profonde e foglie lanceolate. Le foglie rappresentano la parte della pianta ricca di ghiandole oleifere, che producono gli oli essenziali che conferiscono alla pianta l’odore caratteristico. 

Il rosmarino è ricchissimo di oli essenziali come pinene, canforene e limonene, ma anche di flavonoidi, acidi fenolici, tannini, resine, canfora e contiene anche l’acido rosmarinico dalle proprietà antiossidanti, che per l’appunto contrasta l’ossidazione cellulare. In fitoterapia può essere usato come infuso o decotto ed è utilizzato come depurativo del fegato, come tonico e digestivo. Per questa ragione viene inserito nella composizione di tisane disintossicanti insieme al tarassaco e alla bardana. 

È efficace anche nei casi di meteorismo e dei disturbi intestinali in genere. In aromaterapia, grazie alla presenza dell’olio essenziale che conferisce alla pianta una potente azione antibatterica e antisettica, è impiegato come pianta balsamica utile in caso di raffreddore, tosse e febbre. La sua essenza inoltre svolge un’azione energizzante sull’organismo e sulla psiche. E’ infatti molto utile in caso di esaurimento psicofisico, stanchezza e depressione. Il rosmarino ha anche proprietà astringenti dovute al tannino, per cui è indicato in caso di diarrea, emorragia e quando il flusso mestruale è troppo abbondante. 

Per uso esterno, i risciacqui sono efficaci contro il mal di denti, mentre le frizioni per i dolori reumatici ed il mal di testa. I cataplasmi delle foglie tritate e riscaldate in un olio vegetale sono ottime per le contusioni e le slogature. 

Non possiamo poi dimenticare che questa pianta aromatica è un’erba insostituibile in cucina. Vediamo in ultimo alcune curiosità sul rosmarino. L’etimologia del suo nome deriverebbe per alcuni dal latino da rosa e maris cioè “rosa del mare” secondo altri rhus e maris che significa “arbusto di mare”. In ogni modo, qualunque sia la sua origine, è una pianta sempre strettamente legata al mare visto che cresce spontanea sulle scogliere che si affacciano sul Mediterraneo. Il rosmarino è considerata la pianta balsamica per eccellenza, conosciuta ed utilizzata fin dai tempi più antichi per le sue proprietà medicinali. Grazie a queste proprietà, alla pianta furono attribuite anche virtù magiche, tanto che nel Medioevo si aveva l’abitudine di realizzare oggetti di ogni tipo con il legno del rosmarino, da usare come talismani: i pettini che avrebbero impedito la calvizie, e sacchetti contenenti rosmarino spesso riposti negli armadi per tenere lontane le tarme.

[ P. M. ]



2021-03 - I protagonisti della Banda : Dalmonte Luigi, per tutti “Gigetto d’Maciulè”

Fabio Baldi
I protagonisti della Banda

Dalmonte Luigi, per tutti “Gigetto d’Maciulè”






“La musica è la più bella delle arti belle e si esprime attraverso il suono”. Questa era la definizione che Gigetto predicava e pretendeva dai propri allievi nei tanti anni in cui è stato l’insegnante del corso di scuola musica della banda, riservato ad ottoni e percussioni. 

In quella frase c’era l’essenza del suo amore per la musica e più in generale per la banda. Nessuno ha mai dedicato più impegno, tempo e passione a questa istituzione di quanto non lo abbia fatto lui. Per tanti anni, “Gigetto era la banda e la banda era Gigetto”: ne era insegnante, presidente, vicemaestro, contrattista, economo, organizzatore, (ect) . 

La sua formazione musicale derivava solo in minima parte da quello che aveva potuto apprendere da bambino. Nel tempo, in età adulta, aveva sopperito a quella carenza, frequentando con grande umiltà diversi corsi di perfezionamento. Era tuttavia lo spirito e la capacità di essere umile, adattandosi talvolta alle esigenze dei ragazzi, che lo rendevano un bravo insegnante. 

Il suo volto aveva tratti non certo eleganti, ma che sicuramente rispecchiavano quella che era la sua indole di buona e brava persona, spesso di buon umore e difficilmente arrabbiata. Nel momento in cui qualche ragazzo la combinava davvero grossa, il suo sguardo rimaneva impietrito per qualche secondo, poi dietro gli occhiali indossati sulla punta del naso, spuntava un inevitabile e compiacente sorriso. Tutto questo lo rendeva simpatico ai giovani anche quando,inevitabilmente, doveva tenere un atteggiamento paternalistico e di richiamo.

In quegli anni, con grande frequenza, la banda veniva chiamata a suonare al seguito dei cortei funebri. Di certo non erano questi i servizi più ambiti da parte dei giovani bandisti, ma servivano a fare cassa ed erano un motivo valido per saltare qualche ora di lezione scolastica. Infatti, avevano spesso luogo nelle prime ore del pomeriggio, in qualche paese della Bassa Romagna. Era quindi necessario che i ragazzi uscissero prima da scuola . Per questo Gigetto si presentava alle segreterie delle scuole in divisa, e con l’autorità che la stessa gli conferiva, prelevava i ragazzi, li faceva salire sulla sua Volkswagen Passat blu (di cui possedeva l’unico esemplare presente, a quel tempo, su tutto il territorio romagnolo) e insieme volavano sul luogo della cerimonia. Si, volavano perché Gigetto guidava bene, ma col piede un po’ pesante.

Queste frequenti uscite anticipate e il contesto per il quale si rendevano necessarie, non passarono inosservate al resto della popolazione scolastica. Fu inevitabile che nascessero alcune dicerie, soprattutto, tra gli studenti più grandi, che iniziarono ad additare i ragazzi di Solarolo come beccamorti o qualcosa del genere.

Sempre a proposito di funerali, voglio ricordare quella volta che la banda fu fatta oggetto di uno scherzo piuttosto macabro. Qualche buontempone, fingendosi disperato e piangente, telefonò a Gigetto chiedendo che la banda si recasse a suonare per il funerale di un amico appena scomparso dettando nome del defunto, luogo e orario della cerimonia. Ci presentammo col pullman, al gran completo, a casa di un ignaro ed esterrefatto cittadino che, dopo aver fatto i dovuti scongiuri, ci disse di star bene e di non essere disposto a sacrificarsi per farci suonare.

Fortunatamente negli anni in cui Gigetto fu presidente non vi furono solamente servizi per i funerali, al contrario, grazie ad un organico numeroso e alla direzione del compianto Maestro Angelo Creonti, la banda si distinse in varie manifestazioni musicali sia di carattere regionale che nazionale. Quello fu un momento di grande risalto e Gigetto, col suo impegno e devozione, ne ebbe tanto merito.

[ F. B. ]


2021-03 - L’angolo della cucina: PRIMO, SECONDO E DOLCE ... di Stefania Bartolozzi e Alessandro Bandini

L’angolo della cucina:
PRIMO, SECONDO E DOLCE ...

di Stefania Bartolozzi e Alessandro Bandini




STROZZAPRETI AL SANGIOVESE

Dosi per 4 persone
Per la pasta:
4 uova
400 gr. di farina
Per il condimento:
200 gr. di salsiccia
200 gr. di funghi champignons
300 ml. di vino Sangiovese
200 ml. di panna da cucina
Preparazione Strozzapreti: impastare farina e uova, fare una sfoglia da cui ricaveremo delle strisce larghe circa 1 cm che andremo ad arrotolarle aiutandoci con il palmo della mano. Successivamente le taglieremo in tanti pezzi da circa 10 cm. Otterremo gli strozzapreti che andremo a cuocere in acqua salata. 

Preparazione condimento: soffriggere in una padella la salsiccia sgranata, aggiungere i funghi tagliati a fettine, sale e pepe a piacere, bagnare con il Sangiovese e fare evaporare, aggiungere la panna. Cuocere la pasta e saltarla nel condimento.
 
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ARISTA DI MAIALE ALL’ARANCIA
Dosi per 4 persone
500 gr. di lonza di maiale senza osso
2 coste di sedano
2 carote
1 cipolla
4/6 arance
qualche chiodo di garofano
1 lt di vino rosso
Preparazione: mettere la lonza a marinare in un recipiente con le verdure tagliate a pezzi, le arance tagliate a metà con i chiodi di garofano infilati nella buccia e il vino. Lasciare marinare in frigorifero per 24 ore. Trascorso il tempo, prendere la lonza e metterla in una teglia da forno con olio di oliva, sale profumato (sale grosso con aglio, rosmarino e salvia tritati), le verdure della marinatura, il succo delle arance spremute. Mettere a cuocere in forno a 150°, rosolare bene e durante la cottura bagnare con il vino della marinatura filtrato fino a cottura ultimata. A cottura ultimata, tagliare la lonza a fette e ricoprirla con una salsa ottenuta dalle verdure e dal fondo di cottura frullati.
 
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LATTE BRULE’ DELLA STEFY
Dosi per 1 lt
1 lt. di panna fresca
8 cucchiai di zucchero semolato
6 cucchiai di zucchero a velo
6 tuorli d’uovo
2 uova intere
1 tazzina piena di caffè
1 confezione di amaretti
Zucchero da caramellare q.b.
Preparazione: in una ciotola grande mescolare bene le uova con il caffè, lo zucchero e la panna, unire poi due pugni di amaretti sbriciolati. Prendere uno stampo, mettere circa 6 cucchiai di zucchero, un po’ di acqua e mettere sul fuoco a caramellare. Una volta caramellato, versarne un po’ dentro alla ciotola del composto poi foderare lo stampo con gli amaretti interi rimasti. Mescolare bene il composto e rovesciarlo nello stampo. Cuocere in forno a bagnomaria a 150° fino a quando non si sarà asciugato (fare la prova dello stuzzicadente).