TRA IL SENIO ED IL SANTERNO, pubblicazione di carattere sociale, civile e culturale per il territorio del Comune di Solarolo, a salvaguardia della sua identità, delle sue origini, della sua storia e delle sue istituzioni, sostenuto, curato e realizzato da COOP. LIBERTAS SOLAROLO Registrazione della testata: Tribunale di Ravenna, Num. Reg. Stampa 1463, data del Decreto che autorizza la registrazione: 16/02/2021. Sede, Redazione, Amministrazione: Corso Mazzini n.31 - 48027 Solarolo (RA) Proprietario ed Editore: Coop. Libertas Solarolo Soc. Coop. a.r.l. Direttore responsabile: Maurizio Cortesi. Lo stampato viene distribuito gratuitamente ad ogni indirizzo di Solarolo. Ciò è reso possibile poiché il giornale si sostiene economicamente con i soli corrispettivi dei suoi inserzionisti.

sabato 9 ottobre 2021

2021-04 - IN RICORDO DI AMICI

In questi mesi la nostra Comunità si è ritrovata più povera per la perdita di alcune persone che molto hanno dato a Solarolo come Celso Beltrani e Paola De Giovanni.

Anche il Dott. Jago Drei ed Enzo Pichetti ci hanno salutato e due amici li hanno voluti ricordare ...

Dr. Jago Drei
IN RICORDO di JAGO DREI

Da vecchi si vive di ricordi, soprattutto quelli delle persone conosciute e stimate.
Dopo la notizia della scomparsa di Jago, però, è difficile per me esprimere a parole quello che sento riguardo ai suoi indubbi meriti e alla nostra amicizia.
Penso di averlo conosciuto fin dalla sua infanzia (aveva cinque anni meno di me), quando frequentavo il negozio di ferramenta gestito dalla
mamma Maria.
L’amicizia nacque più tardi per merito della comune passione per la musica lirica che portava a casa mia un gruppetto di ragazzi che potevano dare sfogo alla loro voglia di “cantare” nei limiti delle loro possibilità. Di questo ha riportato qualche notizia l’avv. Giorgio Montanari nel n.2 del nostro giornalino.
Ascoltavamo soltanto i concerti della radio, non essendo possibile frequentare i teatri.
D’estate, però, c’erano le serate al Pavaglione di Lugo o a Faenza. Non erano però poco importanti, perché vi si esibivano personalità molto quotate anche in seguito.
Di Jago all’inizio mi stupì la scelta del nome, attribuito dalla drammaturgia e dalla musica di Verdi al personaggio più malvagio che si possa immaginare. Poi si parlò, al contrario, di Santiago di Compostela, meta di lunghi e difficili pellegrinaggi cristiani. Jago, poi, era il diminutivo di Jacopo, il nome del nostro San Giacomo e di tanti personaggi famosi per vari motivi.
Nelle allegre serate si cantava, si festeggiava, si faceva qualche accenno alle frequentazioni di altro genere. Talvolta si citava il nome di Emilia, a me cara come straordinaria alunna, purtroppo per poco tempo.
Riguardo ai rapporti amichevoli però è da ricordare, per me, soprattutto la nostra escursione a Firenze. Giorgio ha espresso soltanto lo spirito avventuroso della vicenda. Quei tre giorni ebbero per noi tutti un significato molto più importante. Allora avevamo tutti “sete di cultura” nella nostra ignoranza “stuzzicata” un pochino dai miseri libri di testo del periodo (era finita da poco la guerra). Quella sete non fu soddisfatta da tutte le possibili visite ai luoghi più interessanti, ma costituì un motivo di grandi emozioni difficili da definire. A me basta pensare ai miei numerosi giri in bicicletta attorno al Battistero (il Bel San Giovanni di dantesca memoria).
Ma Jago è stato soprattutto un medico, un uomo che curava non solo con “scienza e coscienza”, ma con il cuore. Ne sono certa, anche se non ho notizie particolari riguardo alla sua attività.
Ho, però, un ricordo personale della sua professione. Un pomeriggio capitò a casa mia fresco di laurea e mi trovò a letto, impossibilitata a muovermi dal “colpo della strega”. Non ebbe bisogno di visitarmi: capì subito di che cosa si trattava e mi prescrisse un medicinale allora nuovo (il cortisone), da usare, però, con molta circospezione. Fu lui stesso a procurarmelo e l’effetto fu quasi immediato.
Chi ha conosciuto Jago sa che ha tanti meriti.
Per me è stato uno degli amici del periodo più importante della mia vita.

Maria Morini

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Enzo Pichetti
IN RICORDO di ENZO PICHETTI

Ciao Enzo....,
oggi ho il cuore pieno di tristezza.
Ho perso un amico che ho apprezzato per la sua passione per la vita, per la sua irruenza, ma anche per sua tenerezza.
Abbiamo discusso sulla politica, ma da sempre ci siamo trovati d’accordo sui valori che tengono uniti le persone, a partire dalla famiglia e dal lavoro.
Abbraccio Rita, i tuoi figli Greta, Gilles e Milo che sono stati il tuo pensiero dei giorni di malattia, da te hanno avuto un importante insegnamento e lasci loro l’impegno di proseguire nella attività che hai avviato facendola diventare una azienda distintiva di Solarolo.
Ci siamo conosciuti negli anni in cui ho lavorato in CNA e di cui tu sei stato il vice Presidente comprensoriale oltre che di Solarolo.
Per me è stato un onore essere ospite alla festa dei 40 della tua azienda, attorno alla quale si sono stretti tutti i tuoi dipendenti, i tuoi amici oltre ai rappresentanti della CNA e delle Istituzioni che avevi invitato.
Poche settimane fa sono venuto da te in azienda e mi hai accolto come sempre con la amicizia che ti distingueva, mi hai subito preparato le scatole che ti avevo chiesto e che mi hai voluto regalare.
Ero con Stefania e ci hai voluto accompagnare a visitare l’azienda col piacere di mostrare quello che hai saputo realizzare. Poi ci siamo dati appuntamento per una cena a Modigliana come ci era capitato in altre occasioni....
È stato purtroppo il nostro ultimo incontro, poi, pochi giorni dopo, la notizia della tua malattia ed oggi, purtroppo, ci hai lasciato...
Mi mancheranno le nostre chiacchierate e la condivisione di una amicizia che resterà nel tempo.
Ciao Enzo.

Jader Dardi

2021-04 - CIELO AUTUNNALE 2021- appunti di astronomia

di Roberto Baldini

IL CIELO AUTUNNALE

La Terra continua la sua orbita intorno al Sole e siamo arrivati nel punto da cui possiamo ammirare il cielo autunnale che ci offre nuovi spettacoli che ai più sono sconosciuti. Nel cielo autunnale troviamo infatti, con un pò di attenzione e concentrazione, sotto l'aspetto di una nuvoletta fioca e oblunga, l'oggetto più lontano che l'uomo possa vedere a occhio nudo: la galassia di Andromeda, la nostra vicina di casa, l'isola di stelle (400 miliardi circa) più vicina alla nostra Galassia.

Andromeda è la costellazione che annuncia l'autunno mentre il Cigno inizia ad approssimarsi all'orizzonte occidentale, seguito dalla Lira e dall'Aquila. Alpheratz, una delle tre stelle allineate di Andromeda, contribuisce anche a formare un "grande quadrato" che rappresenta l'asterismo principale del cavallo alato Pegaso, altra costellazione che caratterizza il cielo di questa stagione. Intanto l'eroe Perseo, salvatore della principessa Andromeda, si alza a oriente, seguito dall'Auriga, ulteriore avanguardia delle costellazioni d'inverno.
Parliamo un pò di ANDROMEDA: Alfa è la già menzionata Alpheratz, ovvero la “testa della fanciulla incatenata”, ma, volendo, può essere anche Sirrah, da “surrat” (ombelico) in quanto per gli antichi rappresentava anche l'ombelico del cavallo Pegaso. Le altre due stelle luminose che permettono di riconoscere facilmente questa costellazione sono la Beta, chiamata Mirach che nell'astronomia araba veniva descritta anche come il "lato destro di Andromeda", e la Gamma, chiamata Almach.
Nessuna di queste stelle si presta a osservazioni particolarmente interessanti, merita invece la massima attenzione la galassia di Andromeda, nota anche con la sigla M 31 nel catalogo di Messier e segnalata già dall'astronomo persiano Al Sufi nel 986 d.C. Ha una complessa struttura a spirale vista di tre quarti ed è la più grande galassia del gruppo Locale, al quale appartiene anche la nostra Via Lattea.
Nelle migliori fotografie la sua estensione raggiunge quasi i 3 gradi (sei volte il diametro apparente della Luna). Memorabile rimane la supernova apparsa nel 1885 non lontano dal nucleo, denominata S Andromedae che fu la prima supernova extragalattica mai osservata prima.
Insieme a M31 si trovano M 32 e NGC 205 che sono due piccole galassie ellittiche che le orbitano come satelliti attorno e sono rilevabili già con un telescopio da 15 centimetri di specchio.

Con PEGASO passiamo a una costellazione molto ampia che viene classificata la settima del cielo per estensione. La stella Alfa è Markab, distante 133 anni luce dal sistema solare, nome derivato dalla parola araba che indica la “spalla”, passando poi alla stella Beta con il nome di Scheat, che significa “il polpaccio”, Gamma è chiamata Algenib, “il fianco” e Epsilon si chiama Enif, in arabo “naso”. Quattro gradi a nord-ovest di Epsilon c'è M 15, un ammasso globulare molto compatto e suggestivo, che raggiunge la magnitudine 6.5, quindi facilmente osservabile con un binocolo. Ultimo oggetto che va menzionato nella costellazione di PEGASO è il celebre “Quintetto di Stephan”, un gruppo di fioche galassie rilevabile a un grado e mezzo dalla galassia NGC 7331, ma solo da un potente telescopio. Il fatto singolare è che una di esse risulta avvicinarsi a noi a 780 km/s, mentre tutte le altre si allontanano!
Ammasso globulare M15

Passiamo alla costellazione dei PESCI, il dodicesimo segno zodiacale. La stella principale (alfa) si chiama Alrisha, in arabo “la corda”, a indicare la cordicella che lega le code dei due pesci. William Herschel nel 1779 scoprì che è una stella doppia: una componente è gialla e l'altra è azzurra. Un'altra stella doppia interessante è Zeta, scoperta nel 1781 sempre da Herschel: le due componenti sono colorate di giallo pallido e rosa. La nostra passeggiata autunnale si conclude nella costellazione di PERSEO. La sua alfa è una stella gigante ben 5500 volte più luminosa del nostro Sole ed è chiamata Mirfak (gomito). La stella beta è la famosissima Algol, prototipo delle stelle variabili a eclisse, la cui luminosità varia periodicamente perché le due o più componenti del sistema si eclissano a vicenda.  Algol ovvero la stella del Diavolo in arabo, rappresenta l'occhio della gorgone Medusa che pietrificava chiunque incrociasse il suo sguardo, decapitata dall'astuto Perseo. Per finire una magnifica attrazione di Perseo è il suo “doppio ammasso aperto”, due ricchi gruppi di stelle posti a 7400 anni luce da noi, splendidi se guardati con un binocolo o con un telescopio a largo campo. I due ammassi erano già noti come una indistinta nebulosità a Ipparco 150 anni prima di Cristo e anche Tolomeo li cita. Oggi portano le sigle NGC 869 e NGC 884, tra uno e l'altro la distanza apparente è di circa un grado, cioè due volte il diametro della Luna in cielo e si ritiene che in quella stessa zona sia presente uno di quei misteriosi luoghi definiti Buchi Neri. Ogni sera passata ad osservare il cielo può riservare sorprese e chi si dedica a questa passione può confidare nel fatto che non soffrirà mai di noia.

RB







venerdì 8 ottobre 2021

2021-04 - CONOSCIAMO L’ASSOCIAZIONISMO - Protezione Civile

di Giovanni Barnabè

La Protezione Civile di Solarolo ormai è entrata a far parte della quotidianità del nostro paese, è difficile infatti che passi giorno senza vederli impegnati e attivi. Incontro Silvano Caroli, l’attuale presidente per cercare di capire un po’ meglio cos’è la Protezione Civile. La sezione di Solarolo nasce il primo ottobre del 2002 da un gruppo di solarolesi dei quali faceva parte anche Silvano.

La loro attività non è limitata ai compiti “tradizionali” riservati alla Protezione Civile, ma contribuiscono con il loro impegno a sostenere anche altre iniziative. E’ stata sottoscritta una convenzione con il Comune con la quale si impegnano a collaborare in vari modi: dalla scorta durante i cortei, al presidio delle scuole negli orari di entrata o di uscita ed in altre occasioni, sopperendo alla mancanza di organico per fornire comunque un sostegno finalizzato alla sicurezza dei vari eventi. Per lo stesso motivo vediamo spesso i volontari impegnati anche in occasione di eventi sportivi, civili, religiosi, sagre ecc... ec... Insomma sono un gruppo di persone sempre disponibili a fornire il proprio contributo.

La loro qualità è talmente apprezzata che vengono spesso chiamati anche al di fuori del nostro Comune, come ormai da anni avviene con il Rally di Romagna a Riolo Terme, la più importante corsa a tabbe in Italia per le MTB, durante la quale sono presenza fissa sia al villaggio sia lungo il percorso. Non entriamo nei dettagli della loro attività, ma piuttosto parliamo di cosa serve per far parte della Protezione Civile. Come per tutte le associazioni di volontariato serve la voglia di offrire il proprio tempo, per quanto possibile, agli altri. Non viene chiesto un impegno costante e quotidiano, viene chiesta una disponibilità in base alla quale poi si assegnano i vari compiti. Ai soci fondatori negli anni se ne sono aggiunti altri, alcuni sono usciti, altri sono mancati, c’è stata una certa alternanza che ha portato agli attuali 28 soci, numero importante per un paese con meno di 5.000 abitanti.

Per entrare nella Protezione Civile è necessario presentare domanda, non avere carichi pendenti ed avere compiuto 18 anni di età. Una volta accettata la domanda da parte del Consiglio, è necessario partecipare ad un corso base che rappresenta il momento più importante per un volontario: è l’occasione in cui ogni operatore riceve le informazioni di base sull’organizzazione e sulle norme che regolano il suo servizio, per poter operare in sicurezza e con efficenza ed efficacia. Il nuovo socio riceve la divisa ed i DPI necessari per poter adempiere le proprie mansioni in sicurezza e viene registrato fra gli operatori attivi della Protezione Civile a disposizione del Coordinamento Provinciale.

Da questo momento il nuovo socio è operativo. Gli operatori della Protezione Civile possono aumentare le proprie competenze partecipando ai vari corsi specialistici. Silvano mi precisa che le attività svolte per il Comune sono gestite direttamente da loro, mentre per quanto riguarda le iniziative di competenza della Protezione Civile sono a disposizionde del Coordinamento Provinciale che richiede l’eventuale disponibilità per l’appunto in base alle competenze e può assegnare missioni su tutto il territorio nazionale. I volontari di Solarolo hanno partecipato a diverse missioni in tutta Italia, ad ogni operatore viene affidato un turno massimo di 7 giorni, al termine del quale viene

Fra le varie missioni ce ne sono di straordinarie come le calamità naturali, e di ordinarie come quella di avvistamento incendi che ogni anno vede impegnati i volontari sulle nostre colline. Silvano mi dice che le soddisfazioni non mancano, ti danno la carica per affrontare anche i momenti più difficili, come quando a seguito di calamità naturali vieni mandato in aree dove aiuti persone che hanno perso tutto ma tu cerchi di dar loro il massimo del tuo impegno e del tuo sostegno. In certi momenti non è facile, ma va fatto. A questo punto lo “punzecchio” proprio sul tema del volontarioto e gli chiedo: “Silvano, sul volontariato bisogna fare una serie di precisazioni, sai che c’è chi non ama molto ogni genere di volontariato, un caro amico scomparso qualche mese fa provocava dicendo che il volontario ruba un posto di lavoro, perchè il suo compito l’avrebbe dovuto svolgere un dipendente del Comune, della Provincia o di qualsiasi Ente Pubblico che invece così non assumono.

Era sicuramente una provocazione, ma a volte non hai l’impressione che ci si approfitti della vostra disponibilità e come della vostra anche di quella di altre Associazioni?”. Silvano sorride e risponde a sua volta con una provocazione: “A volte penso se una mattina l’Italia si svegliasse e ci fosse lo sciopero generale dei volontari, cosa succederebbe?”.

Prosegue poi nel suo discorso dicendo che a volte si può pensare che qualcuno si approfitti della disponibilità di tutte le Associazioni, ma l’unica verità è che c’è bisogno e che quindi ci si rimbocca le maniche e si aiuta, queste domande al massimo se le devono fare altri. Ci salutiamo e mi precisa che se qualcuno volesse informazioni sulla Protezione Civile, loro sono tutti i lunedì sera nella sede sotto la loggia del Comune. Mi dice un’ultima cosa con soddisfazione: nella Protezione Civile si può entrare anche se non si hanno compiuti i 18 anni, però non si può avere un ruolo operativo.

C’è stato un caso di un ragazzo entrato minorenne nell’Associazione, è riuscito a frequentare il corso base, ha seguito l’attività del gruppo ed è diventato operativo al compimento del diciottesimo anno.

ASSOCIAZIONE VOLONTARI
PROTEZIONE CIVILE
CITTA’ DI SOLAROLO - Onlus
Piazza Gonzaga n.1
48027 SOLAROLO
Tel. 0546/618488 Cell. 340/0549670

2021-04 - L’angolo della cucina: PRIMO, SECONDO E DOLCE ... a cura di Elide Soglia

Elide Soglia
L’angolo della cucina:
PRIMO, SECONDO E DOLCE ...

a cura di Elide Soglia




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PENNE ALLA SARRACCO

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Dosi per 4 persone
3 spicchi di scalogna
1 peperone rosso
1/2 kg di pelati
1 hg di pancetta arrotolata stagionata
50 gr di burro
Peperoncino piccante qb
4 cucchiai di panna da cucina
4 hg di penne rigate
Preparazione:
tritare la scalogna e rosolarla nel burro, aggiungere il peperone tagliato a dadini e lasciare cuocere.
Quando il peperone è quasi cotto aggiungere la pancetta a dadini, i pelati tritati e lasciare tirare lentamente.
Aggiungere poi il peperoncino e salare.
A fornello spento aggiungere la panna.
Cuocere le penne, condirle con il sugo e servire con parmigiano.
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FAGOTTINI DI POLLO
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Dosi per 4 persone
1/2 petto di pollo tagliato a fettine
3 mozzarelle
3 rotoli di pasta sfoglia rettangolare
Preparazione:
Rosolare le fettine di pollo in una padella antiaderente con un goggio di olio.
Lasciare raffreddare.
Tritare con il frullatore le mozzarelle insieme alle le fettine di pollo.
Aggiustare di sale.
Tagliare la pasta sfoglia a quadretti e riempirli con il composto ottenuto di pollo e mozzarella.
Chiudere i quadretti a portafoglio.
Metterli su una teglia spennellandoli con un po’ di latte o con un uovo.
Infornare a 180°C per circa 20 minuti.
Servirli caldi o freddi a piacimento.
Si possono accompagnare con ogni tipo di contorno, ad esempio con spinaci lessati.
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TORTA DELL’ALBAROSA
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Dosi per 6 persone
Primo strato
1 uovo intero
50 gr. di burro
50 gr. di zucchero semolato
3/4 cucchiai di latte
250 gr. di biscotti secchi (tipo oswego)
Secondo strato
1 bustina di vanillina
250 gr. di zucchero semolato
1/2 kg di ricotta magra
3 cucchiai rasi di farina
4 uova
250 ml di panna liquida
Preparazione primo strato:
tritare i biscotti finemente, aggiungere il latte, il burro morbido, lo zucchero e l’uovo.
Imburrare ed infarinare uno stampo di 26 cm. di diametro stendendo il composto ottenuto e farlo riposare in frigorifero.
Preparazione secondo strato:
lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la ricotta poco alla volta e la farina (1 cucchiaio alla volta).
Aggiungere gli albumi montati a neve, la panna montata e la vanillina.
Conclusione:
Prendere lo stampo con il primo strato e aggiungerci sopra il secondo preparato.
Cuocere in forno caldo per circa 1h a 180°C.
Si consiglia di prepararla il giorno prima.


 

giovedì 7 ottobre 2021

2021-04 - PERLINE COLORATE - E’mi dialèt slarulès ...

Giorgio Montanari

PERLINE COLORATE :
E’mi dialèt slarulès ...




E’mi dialèt slarulès
A dìr la verité,l’è un po imbastardi e’ mi dialèt, mo a me e ai mi amigh us è sempàr piasù, tant che quand ca s’incuntrè, d’solìt a e’Campsànt al scurén incòra.
Purtrop parò asém armasté in pùch d’quà, j piò jè andé dlà e is à lascé sol i su nòm insal lapid.


[ Traduzione]
Il mio dialetto solarolese:
A dire la verità è un po imbastardito il mio dialetto, ma a me ed ai miei amici ci è sempre piaciuto, tant’è che quando ci incontriamo, di solito al Camposanto, lo parliamo ancora.
Purtroppo però siamo rimasti in pochi di quà, i più sono andati di là e ci hanno lasciato solo il nome sulle lapidi.

Avevo forse vent’anni quando scrissi questa specie di mini poesia nel mio dialetto casereccio.

L’ha trovata mia moglie in una vecchia scatola di cartone piena di cartoline della nostra bella Italia...amate sponde !
A questo punto mi sono reso conto che da allora erano cambiate tante cose e quindi ho dovuto aggiornarla.

Ho inserito perciò, in primo luogo la pregevole grammatica intitolata “Lézar e scrivàr in Rumagnòl” di Franco Ponseggi, poi i corsi privati sponsorizzati dall’Associazione”Istituto Friedrich Schùrr” per la valorizzazione del patrimonio dialettale romagnolo, tenuti dal bravissimo prof .Gilberto Casadio ed infine anche la notizia dello stanziamento in data 16.luglio 2014 da parte dell’Assemblea Legislativa Regionale dell’Emilia Romagna dei primi 50.000 euro per la salvaguardia e valorizzazione del dialetto, ch’j è mèj che un chilz int e’cul ! / che sono meglio di un calcio nel culo !

E’dialètt rumagnòl !!
Us putréb ,se Dio vòl
insigné e’dialètt ‘tal scòl,
la gramatica t l’è aqué
e’prof.Ponseggi u la scrivé.
Qui dla Schùrr jà za cminzè,
par adès,quéjc còrs privé
parché a tanta zènt uj pìs
d’rizarchér al nòst radìs.
Messer Dante e dsè: “ Burdèl,
e vòst dialètt l’è òn di piò bél!”
E su l dsé e’Fiurinté
e vo dìr c l’è propì acsé.
E s l’è acsé e va salvè
quindi bsògna dès da fè.
Finalmént nèc la Regiòn,
l’à capì capì la situaziòn,
e l’à stanzié un finanziamént
c l’è mudèst,mo us fà cuntènt!
Nènca nò, din ti casètt
tirèm fura tot i dètt
al puisaì e i sunètt,
al zirudéli e i manuscrètt
e andé a lezì dentr’al scòl
còma e méstar e lèz al fòl.
E ‘tal piàz e inti banchètt,
par i zuvàn e prì v-cètt
e intì zircùl dla Rumàgna
dov us zuga, us bev e us màgna!
Pù, balé Romagna Mia
c l’è e’valzer dl’alegrìa !


[ TRADUZIONE ]
Il dialetto romagnolo !
Si potrebbe, se Dio vuole,
insegnare il dialetto nelle scuole.
La grammatica è qui
il prof Ponseggi la scrisse.
Quelli della Shùrr hanno già iniziato
per adesso, qualche corso privato,
perché a tanta gente piace
ricercare le nostre radici.
Messer Dante disse : “ Burdel
il vostro dialetto è tra i più belli.”
E se lo disse il Fiorentino,
vuol dire che è proprio così.
E se è così, va salvato,
quindi bisogna darsi da fare.
Finalmente anche la Regione
ha capito la situazione
e ha stanziato un finanziamento,
che è modesto, ma ci accontenta.
Anche noi, dai cassetti
tiriamo fuori tutti i detti
le poesie e i sonetti,
le zirudelle e i manoscritti
e andiamo a leggerli dentro le scuole,
come i maestri leggono le favole.
E nelle piazze e nei banchetti,
per i giovani e per i vecchietti
e nei circoli della Romagna,
dove si gioca,si beve e si mangia.
Poi balliamo Romagna mia,
che è il valzer dell’allegria.



2021-04 - STORIA DELLO SPORT A SOLAROLO [ Prima puntata ]

di Lucio Donati

STORIA DELLO SPORT A SOLAROLO
Prima puntata


PER UNA STORIA DELL’ATTIVITA’ POLISPORTIVA SOLAROLESE

Nonostante la ridotta consistenza demografica, la carenza di impianti sportivi adeguati (in particolare nel passato), la difficoltà di coinvolgere sponsor, la scarsa disponibilità finanziaria delle Amministrazioni Comunali, si può affermare che i Solarolesi si sono impegnati molto nel creare società sportive o nella pratica agonistica: tutto ciò per merito essenzialmente di volontari.

Nel tempo la pratica sportiva, in particolare I’insegnamento ai più giovani, ha richiesto personale tecnico specializzato, oltre ad un più accurato controllo medico, per cui le difficoltà sono aumentate, portando magari ad unire le forze con società di Comuni limitrofi.
Con tali premesse è ovvio che certe attività siano state momentaneamente, o definitivamente, abbandonate, ma a livello societario, non di pratica individuale.
Come accade nei piccoli paesi, ma anche in certe cittadine, non si sono potute formare squadre partecipanti a campionati professionistici di massima categoria: quando un atleta mostrava qualità superiori alla media, veniva ceduto ad altra società che poteva permettergli una carriera adeguata.

Tuttavia lo scopo dell’attività agonistica o sportiva in generale non è solo quello di individuare potenziali “campioni”, ma in primo luogo quello di far conoscere e far amare l’attività fisica per i benefici che offre e in particolare infondere nei giovani i valori di una sana competitività basata sul rispetto di certe regole. Quella di Solarolo è una storia che parte da lontano, con soluzioni anche “pionieristiche”, attraverso una partecipazione di pubblico non sempre soddisfacente, ma con aspetti che talvolta coinvolgono la scuola ed anche il volontariato locale.

Si può ricordare che negli anni ‘80 del XX secolo il Comitato Unitario Sportivo organizzava la “Festa dello Sport”, con stand gastronomico ed attrazioni varie: nel 1982 il programma prevedeva gare per cicloturisti, gimkana per giovanissimi, ‘’giochi senza trontiere (di abilità ) fra i quattro rioni solarolesi, finale regionale dei giochi della gioventù per il ciclismo, gara di calcetto per giovanissimi, tiro alla fune ed esibizion e pugilistica con i migliori pugili romagnoli.
 
Oggi l’attività sportiva agonistica è vista come mezzo per arricchirsi, infatti gli atleti che raggiungono alti livelli sono ben retribuiti, in quasi tutte le discipline. Tuttavia a livello giovanile si riscontra ancora lo spirito di un tempo, caratterizzato dall’amore per il divertimento e la lotta agonistica che, se ben interpretata, è un valore anch’essa. La pratica sportiva si manifesta poi in tante contese amatoriali dove l’esesercizio fisico è l’unico scopo.

Rispetto al passato, manca oggi il coinvolgimento del pubblico e della popolazione, ma i tempi cambiano...

LA POLISPORTIVA SOLAROLESE
Nel 1961 viene fondata la Polisportiva Wostok che, come dice il nome si occupata varie discipline, cioè Calcio, Ciclismo, Atletica e Pallavolo, partecipando inizialmente ai campionati UISP (Unione Italiana Sport Popolare): gli iscritti giunsero al numero di 140.
Fu questa una stagione particolarmente felice per l’Atletica leggera, i cui primi due iscritti furono Giuseppe Sgubbi e Giancarlo Bambi (lancio del disco e del peso).
Il gruppo si autofinanziava, essendo i contributi comunali molto scarsi, con feste da ballo nella sala “Arlecchino” e il “Gran galà dell’Atletica” con la presenza di noti campioni italiani.
Dal 1970 il gruppo si associò a Massa Lombarda per poter partecipare a gare indette dalla F.I.D.A.L. (Federazione Italiana di Atletica leggera) costituendo l’Unione sportiva Solarolo e Massa Lombarda.

Nel 1975 cessa praticamente l’attività, anche se da poco tempo era stata allestita la pista da Atletica presso il Campo da Calcio.
Per quanto riguarda il Calcio, si passò poi alla partecipazione ai campionati della F.I.G.C. (Federazione italiana Gioco Calcio), continuandosi a praticare il Campionato Amatori della U.I.S.P.

Nel 1967 la società cambia nome in “Polisportiva Solarolese”, che si occupa sempre di Calcio, Atletica leggera, Pallavolo femminile e Ciclismo.
La nuova società opera fino al 1975: ma nel 1970 da essa nascono due branche, cioè l’A.C. Solarolo (Associazione Calcio Solarolo) e l’A.S. Solarolese (Associazione Sportiva Solarolese) che si occupa di ciclismo.

Fin dalla sua fondazione la Polisportiva organizzò la propria attività non intesa solo come fatto agonistico, ma applicò il concetto della pratica sportiva intesa quale servizio sociale; applicando il motto “mens sana in corpore sano”, in primo luogo si cercò i far praticare lo sport non solo ai giovani, ma a tutti i Solarolesi, organizzando anche avvenimenti che avevano un carattere sociale e ricreativo”.

ORGANI DI GESTIONE NEGLI ULTIMI ANNI
Non potendo usufruire di una piscina coperta, si è rivelata difficoltosa la gestione di una scuola di nuoto per giovanissimi, che è stata attiva solo per qualche tempo.
Sporadica l’attività di Ginnastica artistica e di qualche altra disciplina minore.


Nel 2008,dall’unione della Società Intercomunale A.P.D. (Bagnara, Solarolo e Bubano) con l’Unione Sportiva Castelbolognese, nasce l’Unione Sportiva Intercomunale Castel Bolognese che nel 2009 segue a Solarolo l’attività di pallavolo e basket; poi anche questa società si scioglie e subentrano altre realtà, come negli ultimi tempi il Tè Bota Sport Team che allestisce inizialmente una squadra di pallavolo, una di basket e un gruppo podisti: oggi, oltre ad organizzare eventi sportivi, si interessa direttamente solo di podismo e cicloturismo, mentre altre attività sono state demandate a società sportive di altri paesi.

GLI IMPIANTI SPORTVI
Nell’immediato Dopoguerra a Solarolo vi era praticamente solo la “Fossa”, cioè l’antico fossato del castello sul lato Sud, che veniva utilizzata in particolare per il gioco del calcio, per il quale fu allestito solo nel 1972 il campo attuale, con pista per Atletica leggera usata però assai poco e ben presto lasciata all’abbandono; in quell’area, vicino alla Piscina, solo negli anni ‘90 vennero realizzati campi da allenamento.

Altro campo da calcio fu allestito a fine anni ‘60 presso la chiesa di Gaiano (tuttora in essere), mentre per il calcetto (calcio a 5) verso il 1990 fu ricavato un apposito spazio attiguo alla Fossa, dietro l’ex Cinema.

Riempita con le macerie la Fossa del Castello sul lato Nord, nel Dopoguerra sorse prima il campo da bocce, poi quello da tennis e un campetto da pallacanestro in verità utilizzato ben poco.

Altro campo da bocce era nel cortile del Circolo parrocchiale in Borgo Bennoli; assieme ad altro per la Pallavolo, così come a San Mauro, davanti alla chiesa.

La Piscina Comunale, che in origine serviva anche paesi limitrofi, è stata inaugurata nel 1983.

Poco dopo è stata realizzata la pista da Pattinaggio(Skating) nella zona artigianale, oggi poco utilizzata e più per incontri di calcetto che altro.

Non sono mai stati realizzati impianti al coperto, ad eccezione della due palestre accorpate, rispettivamente, alla scuola elementare e alla scuola media: queste palestre sono state utilizzate per diverse attività sportive, amatoriali o agonistiche.

Una curiosità: negli anni ‘70 del Novecento si utilizzava, per gare di corsa campestre, la pista a bordo dei “laghetti” entro il fiume Senio in località “Passo di Donigalia”, cioè delle casse di espansione realizzate dal Demanio (Autorità di bacino) per scongiurare le piene del Senio: da tempo i “laghetti” non esistono più.



2021-04 - Conosciamo le piante aromatiche ed i frutti di stagione : IL POMODORO

 di Paola Mainetti
RUBRICA
Conosciamo le piante aromatiche ed i frutti di stagione

IL POMODORO 


Il pomodoro è una pianta originaria dell’America centrale e meridionale, e pur giungendo in Europa nel 1540, cominciò a prendere piede solo verso la seconda metà del 1600. Presto, la coltivazione dell’ortaggio si diffuse a macchia d’olio e, trovando le condizioni climatiche più favorevoli, il pomodoro modificò la propria veste da giallo dorato (da qui il nome pomo d’oro) all’attuale rosso rubino. Si tratta di una pianta erbacea annua appartenente
alla famiglia delle Solanacee, i cui frutti rossi sono l’emblema della cucina mediterranea e dell’Italia
intera. Generalmente, il colore della buccia è rosso scarlatto ma, anche in questo caso, la tonalità può
assumere sfumature diverse in base alla specie: arancione, giallo, verdastro, rosso e verde.


Il tipico colore rosso rubino del pomodoro è dovuto alla presenza di un pigmento colorato, il
licopene. Il licopene, presente nel frutto in grandi quantità, è anche la principale sostanza che rende il
pomodoro un alimento particolarmente attivo dal punto di vista fitoterapico. Si tratta di un potente antiossidante che, accompagnato anche dal carotene, garantisce effetti benefici sull’intero organismo.
La particolarità di questa sostanza è che se riscaldata diventa ancora più facilmente assimilabile dall’uomo: per questo motivo il pomodoro, riscaldato o cotto per il sugo, non perde le proprietà benefiche, al contrario diviene ancora più efficace.
La presenza di carotene favorisce inoltre effetti benefici sulla pelle e soprattutto per gli occhi,
ritardandone l’invecchiamento e proteggendo la retina da danni e lesioni. Sebbene non ancora
scientificamente confermato, pare inoltre che le proprietà antiossidanti del pomodoro possano
essere utili anche per la prevenzione tumorale; sarebbe infatti in grado di inibire le cellule tumorali
senza influire su quelle sane. Certa è invece l’azione benefica sul fegato, grazie alla presenza di un
altro principio attivo, l’acido alfa lipoico, un altro antiossidante che aiuta a tenere sotto controllo i
livelli di glucosio nel sangue e a favorire il corretto funzionamento del fegato.

Curiosità legate alla pianta del pomodoro: Mai in frigo.
Incredibile, ma vero, il freddo interferisce con gli enzimi che gli conferiscono il suo gusto
caratteristico.

Sotto i 12 gradi, infatti, il pomodoro interrompe la maturazione che è ciò che gli conferisce più
sapore.

Nel ‘700 il pomodoro era soprannominato “mela avvelenata“. Si pensava che gli aristocratici si ammalassero e morissero dopo averlo mangiato. Ma la verità è un’altra: i ricchi europei usavano piatti di peltro, contenenti grandi quantità di piombo.  Data l’acidità dei pomodori, quando venivano serviti su questa particolare stoviglia, i frutti filtravano il piombo, causando morti per avvelenamento.


[ P. M. ]



2021-04 - I protagonisti della Banda - Emilio Bologna ed Antonio Beltrani per tutti “Bulogna” e “Nino d’Barandel”

Fabio Baldi
I protagonisti della Banda

Emilio Bologna ed Antonio Beltrani
per tutti “Bulogna” e “Nino d’Barandel”





“Bulogna” era uno di quegli italiani, che, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, si videro costretti a lasciare l’ex Jugoslavia ed in particolare la citta di Pola dove viveva, per sfuggire alle rappresaglie delle milizie del Maresciallo Tito.

In seguito aveva girovagato per l’Italia aggregato ad una piccola compagnia di prosa itinerante fino a fermarsi in modo stanziale a Solarolo. Non penso che sapesse leggere la musica, ma era dotato di grande orecchio musicale, per cui riusciva a suonare con discreta capacità sia i piatti che la gran cassa .

Era un tipo scaltro e furbacchione, incline allo scherzo anche se poco propenso a riceverlo. Della sua esperienza di attore, conservava quella tipica teatralità che lo caratterizzava negli atteggiamenti e nel modo di conversare. Per questo risultava difficile a chiunque distinguere tra quando stesse scherzando da quando invece stesse dicendo cose vere. Nel dubbio nessuno lo prendeva del tutto sul serio.

“Nino d’Barandel” era invece un solarolese da sempre, un personaggio schietto, autentico e da tutti benvoluto. Una persona che trasmetteva un’ istintiva sensazione di buon umore, enfatizzata da una corporatura importante e una statura piuttosto bassa.
Anche il viso non era da meno, impreziosito da quei baffetti portati con grande fierezza e gli occhiali piccoli che nascondevano solo in parte gli occhi vispi ed ammiccanti.

A tutto ciò si aggiungevano le immancabili bretelle a reggere i pantaloni con il cavallo ancora più basso di quanto la stessa corporatura massiccia lo richiedesse.

Aveva un carattere focoso che gli procurava improvvisi sbalzi di umore. Era generalmente allegro, burlone, ma anche in grado di sfociare in improvvise arrabbiature appena qualcosa gli era contrario. Quando ciò avveniva, arrossiva ed improvvisamente sgranava gli occhi ed inveiva furiosamente col mazzuolo che utilizzava per percuotere la gran cassa. Poi tutto finiva e come d’incanto, tornava ad essere se stesso sorridente e burlone.


Con il Maestro Angelo Creonti aveva condiviso alcuni momenti bui della propria esistenza, quando, durante la guerra, si erano ritrovati insieme, all’estero, prigionieri delle forze naziste.

Questo avvenimento li aveva resi molto amici, quasi fratelli. Eppure, non era mai venuto meno quel rispetto referenziale che intercorreva tra il bandista e il proprio maestro. Durante le prove, ogni qualvolta che Nino necessitava di spiegazioni, rivolgendosi al Maestro non si permetteva: “Angiulì cum’oia da fæ a què...” sempre invece “Maéstar, t’am é da parduné: dimm par piasé c’um c’ai ho da fæ a que”.

“Bulogna” e “Nino D’Barandel”, insieme, costituivano il reparto ritmico della banda suonando alternativamente piatti e gran cassa.

L’amicizia che li legava non sempre nascondeva le notevoli differenze caratteriali e culturali che li distinguevano, al punto che i litigi erano soventi, soprattutto dopo che entrambi avevano apprezzato qualche bicchiere di buon vino.

Generalmente era “Bulogna” che attizzava il compagno. Fu così anche quella volta, che a Comacchio, per uno dei maggiori e più importanti servizi dell’anno, durante l’esecuzione di un pezzo del concerto, “Bulogna” si accorse che il compagno era distratto. A quel punto, nonostante il particolare momento di silenzio dovuto all’assolo del clarinetto, finse di colpire la grancassa con grande veemenza per poi fermarsi all’ultimo momento.

Il povero Nino, sapeva che i battiti dei piatti, che lui stava suonando, sono generalmente sincronizzati con quelli sulla gran cassa e appena si accorse del movimento del compagno, rispose con un gran colpo di piatti.

Nel silenzio, rotto solo dalla voce flebile del clarinetto, il colpo fece sobbalzare il Maestro Creonti, che emise la prima imprecazione. Le altre, alla fine della esecuzione, furono inenarrabili e “Bulogna” si salvò dalle ire furibonde di Nino solo per miracolo.



2021-04 - IL CAMPIONE DEL SECOLO : Giuseppe “Zanôn” Zannoni

 

di Giovanni Barnabè
Solarolo tra tanti primati ne vanta uno molto particolare nello sport: quello di Giuseppe Zannoni nominato da un’apposita giuria nel 2000 Campione del Secolo.
Ho incontrato Giuseppe e mi ha parlato un po’ della sua carriera, nato nel 1937 inizia a giocare nel campo di Solarolo (quello ormai dismesso a fianco del principale) nel 1957 per passatempo nell’attuale campo.

I suoi primi “maestri” sono statti Dal Fiume, Mascanzoni, Baroncini Alfredo, Dino “Balâna” Farolfi che gli diceva sempre “Quando segnano gli altri, te tira!”, grazie ai quali arriva nel 1969 alla prima vittoria in coppia con Baldassarri.

Si emoziona ancora quando ricorda che da giovane quando il campo principale di Solarolo era occupato lui ed i suoi amici si allenavano in quello più piccolo lì a fianco che fino agli anni ’90 era in buono stato si giocava anche nel piccolo se il grande era già occupato.

Negli anni 70 il campo principale fu coperto una prima volta, successivamente a seguito dei danni dovuti ad una copiosa nevicata ci fu un secondo intervento per ricoprirlo nuovamente.

Ancora oggi “le BOCCE” sono un punto di ritrovo importante a Solarolo, ma negli anni 60/70/80 la sera alle gare c’erano tantissime persone in tutta la Romagna, ma a Solarolo la gente affollava letteralmente il campo, specialmente in occasione delle partite più importanti.
Per avere un posto a bordo campo bisognava cenare presto e correre al campo.

Gli piace ricordare che lui ha giocato in coppia con tutti, non ha mai detto di no a nessuno e con questi amici ha vinto oltre 200 tornei.Nel 2000 il riconoscimento che lo pone a fianco dei più grandi sportivi di tutto il mondo come n.1 delle bocce: il CAMPIONE DEL SECOLO.

Di seguito riporto le motivazioni con le quali gli è stato conferito questo titolo, motivazioni pubblicate nel libretto “LO SPORT DELLE BOCCE IN ROMAGNA e il campione del 20° secolo” scritto da Luigi Donati (e Spurì).

E’ stato eletto il campione del secolo da una commissione nominata dal Comitato Romagna Bocce secondo determinati criteri:“Il premio non intende sottolineare solo le qualità tecniche dei vincitori, quanto quelle morali o meglio lo spirito d’autentici gentiluomini che hanno portato sui campi di gioco.

E’ un inno allo sport nel senso più puro del termine, ecco perché crediamo che riscuota tanto prestigio nel nostro ambiente.

Le nostre ricerche hanno determinato questa classifica …
1° Posto CAMPIONE DEL SECOLO il solarolese GIUSEPPE ZANNONI (Zanôn).

LA MOTIVAZIONE
Un campione nato per propagandare il fascino dell’agonismo, per tradurre le sue imprese in argomenti di simpatia e di ammirazione da tramandare da una generazione all’altra; ha saputo dare umanità alla propria leggenda, con la propria dimensione ed il proprio carattere avendo costruito la sua ammirabile inarrivabile carriera come giocatore quanto mai versatile: bocciatore o puntatore indifferentemente. E allora emerge la sensazione che quest’uomo capace di rendere giovanili i suoi 63 anni, appartenga non ad una sola società, ma semplicemente a tutto il movimento sportivo in generale ed a tutto il Boccismo Romagnolo in particolare.

Da vincitore o da sconfitto, questo ragazzo dai capelli bianchi, non ha mai smarrito la coerenza della sua semplicità, quella che percorre trionfi e sconfitte, collere e felicità, rabbia e serenità, senza mai perdere di vista i valori originari dello sport: non arrenderti mai! Dai sempre il massimo! ricordati che vivi nel privilegio di un divertimento, non mortificare il tuo istinto e la tua fantasia!

Essendo uno straordinario comunicatore di sentimenti, ti attira, ti trascina, e con il suo smarrire la propria identità tecnica e temperamentale, mostrandosi così sempre degno delle proprie tradizioni.

Non lo diciamo a caso in vena di celebrazioni; i grandi campioni hanno un’anima e in questa si aggregano i ricordi, gli episodi, le prodezze, le strategie che determinano le capacità e lo stile del fuoriclasse: questo è Zanôn che anche aldilà dei 60 anni dinnanzi alle bocce ha gli impulsi e i desideri di un ragazzino.

La proclamazione di CAMPIONE DEL SECOLO è un’altra gemma da incastonare nell’eccezionale palmares di Giuseppe Zannoni, ma siamo certi che in fatto di successi il suo appetito è ancora insaziabile, e la riprova è arrivata puntualmente con le prime 2 gare del nuovo secolo che l’hanno visto salire sul podio: a Granarolo nell’individuale si è dovuto accontentare del gradino più basso, mentre invece è salito in coppia con Paolo Taroni su quello più alto a Bulgaria di Cesena; siamo certi pertanto che le sue qualità naturali sono integre, l’immensa volontà le sorregge, l’esperienza le fortifica, la tecnica le affina per cui diciamo: la leggenda continua.

Questo l’universo di numeri e dati statistici del suo straordinario curriculum al 31.12.99 attraverso il quale si può ricostruire la grandezza del campione e la dimensione dell’atleta: su 270 finali disputate ha ottenuto 178 successi (vale a dire all’incirca 2 su 3) così ripartiti: 126 volte primo come bocciatore. 52 volte primo come puntatore. Si è affermato con 31 partners diversi e precisamente con 15 bocciatori e 16 puntatori!

E’ passato vittorioso almeno una volta su 55 campi di gioco romagnoli (questo spiega la sua popolarità) Gare speciali da mettere in evidenza: 4 “Coppe dei Campionissimi” (DLF Faenza),3 “Pallini d’Oro” (a Martorano di Cesena), 3 “Spanne d’Oro” (a Fossolo), 3 “Campionati Romagnoli di Società”, 2 “Campionati Romagnoli Individuali”, 2 “Campionati Romagnoli a Coppie”, 4 volte la “Coppa dei Campioni”.

Emerge in questo quadro di successi l’anno di spicco del solarolese, il 1992 con 20 finali e 13 vittorie.


2021-04 - NOTIZIE IN BREVE - OTTOBRE da FNP-Cisl Pensionati della Romagna

Alessandro Zanotti
NOTIZIE IN BREVE
da FNP-Cisl Pensionati della Romagna




RIFORMA DELLE PENSIONI:
I Sindacati CGIL, CISL, UIL hanno proposto al Ministro del lavoro una piattaforma unitaria. La proposta dei Sindacati: 62 anni di età o 41 di contributi: “no al ritorno del modello Fornero e a un sistema solo contributivo”.
Da notizie che trapelano tra Governo e Sindacati sulla riforma delle pensioni “tira una brutta aria”.
LUIGI SBARRA, Segretario Generale della Cisl a Repubblica: “Il tavolo sulle riforme delle pensioni con il Governo, va aperto subito, dobbiamo neutralizzare il pericolo che dal primo gennaio i lavoratori si trovino davanti a uno scalone di 5 anni. Ribadiamo la necessità di consentire un accesso flessibile alla pensione a partire da 62 anni. E riteniamo che 41 anni di contributi siano sufficienti per accedere alla pensione, a qualsiasi età. Per le donne chiediamo un anno di contribuzione in meno per ogni figlio. E per i giovani, che hanno percorsi lavorativi discontinui, la pensione di garanzia”.


LE AUTO ELETTRICHE:
“Morti sul lavoro e paghe da fame: Il cobalto “sporco” nel cuore dell’auto pulita del futuro”.
“Mio nipote fu costretto a cercare lavoro nelle miniere di cobalto fin da piccolo, poiché la nostra famiglia non è in grado di pagare la retta scolastica di 6 dollari al mese. Lo scorso aprile stava lavorando sotto terra, in un tunnel, scavava per cercare rocce di cobalto, quando il tunnel è collassato e lui è rimasto sepolto vivo. Non abbiamo nemmeno riavuto il suo corpo”.
L’auto del futuro è elettrica, pulita, etica, e sostenibile, così recitano molte pubblicità. Le batterie per il funzionamento delle auto elettriche necessitano tra gli 8 e i 9 kg di cobalto, il cobalto serve anche per le batterie dei cellulari, dei computer portatili, dei tablet anche se in misura molto minore. Più della metà del cobalto, elemento chimico, estratto in tutto il mondo proviene dalla Repubblica Democratica del Congo. Si stima che circa 160mila tra uomini e donne congolesi siano costretti a scavare con le mani nude per più di dodici ore al giorno nelle miniere artigianali della RDC per estrarre quantità sempre maggiori di cobalto. Secondo l’UNICEF sono oltre 40mila i bambini di età compresa tra i 6 – 7 anni che ogni giorno, per appena un dollaro cercanorocce contenenti cobalto tra gli scarti delle miniere industriali. La piaga del lavoro minorile esiste da sempre, attualmente sta aumentando anche come conseguenza della povertà generata dall’emergenza Coronavirus. Una crisi economica dovuta al crollo dei redditi causati dalla pandemia che ha peggiorato la situazione economica delle famiglie.

NEL 2022 saranno molte le novità nei BONUS, nel 2021 il BONUS TERME è l’ultimo in ordine di tempo, e sarà disponibile a partire dal mese di ottobre. In pratica si tratta di uno sconto sui servizi termali, previsto dal decreto del Ministero dello Sviluppo economico è riconosciuto a tutti i cittadini che necessitano di cure termali ed è secondo l’Associazione di categoria, “una misura innovativa di sostegno alla ripresa della domanda e alla tutela della salute”. Copre fino al 100% del servizio acquistato fino ad un valore massimo di 200 euro. L’eventuale parte eccedente del costo del servizio resta invece a carico del cittadino. Il Bonus non ha tetto di reddito e sarà disponibile dal mese d’ottobre 2021.


 
 
EMERGENZA ACQUA POTABILE:
E’ il 1992 l’anno in cui le Nazioni Unite hanno proclamato il 22 marzo Giornata Mondiale dell’acqua. I dati dell’acqua potabile sono preoccupanti. L’agricoltura e la zootecnia sono i due più grandi comparti consumatori di acqua potabile, circa il 70% del consumo mondiale, tanto che la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) ritiene che saranno i primi a dover trovare delle soluzioni.
In Italia i consumi di acqua potabile riguardano per il 55% l’agricoltura e la zootecnia, per il 18% gli usi civili e per il 27% quelli industriali, con sprechi trasversali. Quando a tavola, stiamo gustando una fiorentina non chiediamoci l’acqua che è servita per produrla, ci passerebbe il piacere di mangiarla.
Più di due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Noi fortunati, in Italia ne “consumiamo 428 litri a testa” al giorno. Il più alto volume dell’Unione europea. La metà di quest’acqua (il 47,9%) non arriva ai rubinetti delle nostre case ma, si perde nella rete idrica di distribuzione piena di buchi e difetti e l’acqua si perde nel tragitto. Comunque anche contando solo quella effettivamente consumata noi italiano siamo maglia nera in Europa, 220 litri al giorno a testa. La Germania 122 litri e la Francia 128. Dovremmo essere più consapevoli del bene che stiamo gettando via, di fronte alla carenza di acqua potabile nel mondo.
La desalinizzazione dell’acqua di mare non è ancora la soluzione su larga scala. Tra i problemi da risolvere, oltre ai costi, quello dei residui delle scorie che potrebbe diventare più grande dei benefici. L’acqua potabile derivata dall’aria è solo in fase di sperimentazione.

Il FEMMINICIDIO:
una carneficina senza fine. Dal primo gennaio al 5 settembre sono state uccise 76 donne, quasi tutte in ambito familiare. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, sia per telefono, sia via chat (+71%), con un boom da fine marzo 2020, in corrispondenza del lockdown per la pandemia.
L’EMERGENZA femminicidi non è solo in Italia. Nel 2019 in Europa sono state uccise 1.421 donne. Una media di quattro al giorno. I tassi di omicidi più elevati si registrano nei Paesi dell’Europa orientale e meridionale.

SUICIDI DEI GIOVANI IN AUMENTO
Col COVID sono raddoppiati i ricoveri per suicidio e autolesionismo tra i 15 e i 24 anni.
Durante la pandemia, il suicidio è diventato la seconda causa di morte tra i giovani.
In aumento, a causa della situazione di incertezza e dei lockdown, anche i fenomeni di stress e autolesionismo. L’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma cerca di far fronte all’emergenza e lancia, in collaborazione con alcune Asl del Lazio, un servizio dedicato ad hoc, proprio in occasione della Giornata mondiale contro i comportamenti suicidari e a rischio.

[ A. Z. ]




2021-04 - Un anno insieme e... Natale 2021 - [ quarto numero ]

Autunno... cadono le foglie... ed sono in distribuzione anche i nostri FOGLI del GIORNALINO!

[ CLIKKA SULL'IMMAGINE PER SCARICARE IL PDF ! ]

UN ANNO INSIEME e Natale 2021
di
Francesco Baldi

... ed ecco il quarto numero che va a concludere il nostro primo anno.

Quattro numeri in cui abbiamo provato a raccontare Solarolo in un modo nuovo, di far conoscere persone, luoghi, storie e piccoli particolari del nostro Paese.

Non mi va però di chiudere questo 2021 in questo modo e quindi ho pensato di anticipare a dicembre la prossima uscita.

Il prossimo numero vorremmo concluderlo in tempi rapidi per poterlo far giungere nelle case entro l’ultima settimana di novembre. In questo modo proviamo a valorizzare il Natale Solarolese invitando le associazioni a segnalarci eventuali iniziative che organizzeranno nei mesi di dicembre e di gennaio.

A loro dedicheremo nelle nostre pagine uno spazio per poterle condividere e far conoscere il più possibile.


F.B.


NOTE DELLA REDAZIONE:
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